Cultura
Maturità 2020, la prova di maturità della scuola italiana
Sigillate le buste, ecco la riflessione di un prof sugli esami di stato 2020. «Ci siamo messi alla prova, anche noi prof, con il metro di giudizi veramente difficili da dare, di numeri sempre così spietati e incapaci di comprendere, davvero, tutto il vissuto, il cuore, le emozioni dei nostri ragazzi. Quelle emozioni con le quali hanno attraversato il deserto di una quarantena intervenuta a spezzare, violenta e improvvisa i loro sogni e i loro desideri di un’altra, diversa “maturità”.
Non era facile, non è stato facile. Non era facile pensarli, progettarli, preparali. Non lo era per il ministero, per le scuole, per i docenti: tutti alle prese con qualcosa di assolutamente inedito e imprevedibile, da sperimentare in “timore e tremore”. E con grande senso di responsabilità. Molti avevano preannunciato scandali, fallimenti, proteste. Alla fine, il senso di responsabilità è prevalso. E la scuola italiana ha dato, ancora una volta, una grande prova di maturità. Ha superato gli esami.
Ma la più grande prova, la più difficile, senza dubbio l’hanno data loro, i nostri studenti: i ragazzi della maturità 2020. Generazione che rimarrà segnata, nel bene e nel male, da questa data, da ciò che il 2020 ha portato con sé.
“In Italia non erano mai stati presi provvedimenti simili”
“Si è trattato di una limitazione storica di alcuni dei nostri diritti costituzionali, in difesa del diritto prioritario alla salute”
“E tu, come l’hai vissuto?”
“È stata dura, ma mi è servito a capire meglio tante cose, a conoscere meglio le persone”
“Per me è stato un modo imprevisto per conoscere e apprezzare meglio alcuni di voi prof”
“Non avremmo mai immaginato che quello sarebbe stato il nostro ultimo giorno di scuola, e certamente non è stato facile arrivare così alla maturità, tanto attesa e temuta”
Sono alcune delle loro parole, quando nello spazio dedicato alla cittadinanza abbiamo potuto sentire, a loro richiesta, le riflessioni e i percorsi di approfondimento costruiti insieme, in questi ultimi mesi, sul tema. Parte quinta e conclusiva di un esame particolarmente impegnativo, articolato, approfondito. 40 punti letteralmente sudati, in cui mettere in gioco le proprie competenze acquisite e sperimentarne di nuove. In cui mettere alla prova soprattutto la capacità di reggere emotivamente 50/60 minuti in tale “posizione”. Una posizione in cui le distanze si facevano avvertire, attraverso le barriere simboliche delle mascherine, dei guanti, dei protocolli di igienizzazione. Soli, o al massimo accompagnati da una sola persona, dinanzi a quei professori che si ritrovavano così, per la prima volta, dopo mesi di didattica a distanza. E ad un Presidente esterno, che con la sua attenzione imparziale ascoltava, per poter alla fine fare da riferimento veramente prezioso ed essenziale per un metro equilibrato e sereno di valutazione.
E noi lì, a sudare dietro le mascherine, a rispettare distanze e autocertificazioni, senza neanche la liberazione di un abbraccio o di una semplice stretta di mano. Con i nostri sorrisi nascosti, impercettibili, a tentare di dare coraggio e serenità. Una prova di maturità, vera. Laddove mettersi alla prova, anche noi, con il metro di giudizi veramente difficili da dare, di numeri sempre così spietati e incapaci di comprendere, davvero, tutto il vissuto, il cuore, le emozioni dei nostri ragazzi. Quelle emozioni nelle quali e con le quali hanno attraversato il deserto di una quarantena intervenuta a spezzare, violenta e improvvisa i loro sogni e i loro desideri di un’altra, diversa “maturità”.
*Massimo Iiritano è docente all’IIS Guarasci-Calabretta di Soverato e presidente dell’associazione Amica Sofia.
Foto Daiano Cristini/Sintesi, primo giorno degli esami di maturità 2020, l'igienizzazione dei banchi in una scuola di Arezzo
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