Famiglia

Commissione pari opportunità: non chiamatele “badanti”

La Commissione nazionale parità scrive al Presidente del Senato puntualizzando sui provvedimenti nel disegno di legge sull'immigrazione che toccano le donne immigrate. Segue una sintesi del testo

di Barbara Fabiani

Al Presidente del senato Sen. Marcello Pera e a tutti i capigruppo. La Commissione Parità esprime forti preoccupazioni per l’approvazione del disegno in discussione al Senato sulla modifica della normativa in materia di immigrazione e di asilo”. Pur apprezzando la previsione dell’art. 29 del disegno di legge n. 795 di emersione del lavoro irregolare delle persone di origine extracomunitaria adibite ad attività di assistenza e sostegno al bisogno familiare, ci preoccupano: La restrizione alla sola assistenza a componenti delle famiglie affetti da patologia o handicap che ne limitano l’autosufficienza. In sostanza non si prevede l’assistenza ad anziani che non siano necessariamente non autosufficienti e non si considera la cura dei bambini; Il pagamento di un contributo forfettario pari all’importo trimestrale corrispondente al rapporto di lavoro dichiarato. Questo ci pare rischioso per gli anziani soli, tra cui molte donne, e con redditi molto bassi, che non avrebbero la possibilità di “sanare” queste situazioni. Si dovrebbe prevedere un aiuto economico a queste famiglie e agevolare i versamenti dei contributi arretrati, limitandoli alla quota corrispondente alla pensione. Non comprendiamo l’abolizione dello “sponsor”, prevista dalla legge Turco-Napolitano, che in molti casi, ha contribuito all’ingresso di lavoratrici regolari presso le famiglie. Riteniamo inoltre restrittiva la normativa sui ricongiungimenti familiari, soprattutto per i genitori ultrasessantacinquenni, essendo l’aspettativa di vita in molti paesi di origine molto più bassa. I lavoratori e le lavoratrici extracomunitarie che lavorano regolarmente in Italia devono avere la possibilità di riunire i propri familiari e ricostruire un humus di affetti essenziale per ogni civiltà. Costituiscono inoltre un elemento di stabilità anche per le comunità che accolgono. Cogliamo l’occasione per segnalarle l’importanza della tutela della maternità delle lavoratrici extracomunitarie in Italia per costruire una società accogliente. Il tema riguarda soprattutto due questioni: La legittimità della norma che regola l’indennità di maternità delle colf che può essere corrisposta solo dopo circa un anno di anzianità contributiva, creando una forte discriminazione con le altre lavoratrici; La possibilità di erogare l’assegno di maternità di base ( art. 74 del testo unico) alle donne con permesso di soggiorno e non necessariamente in possesso della carta di soggiorno. Sottoponiamo alla sua attenzione un’ultima questione di ordine lessicale che tuttavia rimanda a un significato di svalutazione professionale. Infatti il termine “badante” normalmente usato oggi per l’assistenza agli anziani rimanda a un lavoro meccanico e privo di relazionalità, non corrispondente alla delicatezza e all’importanza di tale professione e mortificante la dignità sia di chi cura che di chi è curato. Per questo suggeriamo che vada sostituito con quello più attinente di “curante”. La Presidente della Commissione Nazionale Parità Marina Piazza Roma, 27 giugno 2002


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