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Basta carcere per i minori, servono risposte educative

Per la Fondazione la Giornata Mondiale per la lotta alla droga continua ad essere l'occasione per rilanciare un'azione educativa che cambia forma per andare incontro a bisogni sempre nuovi. La questione di fondo non sta solo intorno alle droghe. È urgente domandarsi che intenzioni abbia il nostro Paese nei confronti dei giovani

di Redazione

Oggi non è più così chiaro il confine tra la trasgressione, la dipendenza, fenomeni di bullismo e violenza. Nuove modalità di consumo si incrociano con nuovi bisogni di protagonismo dei ragazzi mentre la lista delle nuove sostanze introdotte sul mercato diventa lunga e difficile da compilare, per non parlare delle vendite su web che sfuggono ad ogni tentativo di monitoraggio. Nel frattempo si è fatta strada l'idea, che comincia a insidiarsi anche nelle istituzioni, che l'uso di sostanze stupefacenti possa essere considerato un fenomeno normale, di costume, che va accettato così com'è senza troppi moralismi e paternalismi. E così succede frequentemente che ragazzini vengano fermati per spaccio e si trovano a fare i conti con il carcere tra l'incredulità loro e dei loro genitori.

Sempre più orientata al lavoro con i minori, la Fondazione Exodus, da almeno dieci anni ha cominciato a declinare i propri servizi, le strutture, gli interventi di prevenzione e quelli di reinserimento in funzione della sempre crescente domanda di accoglienza per adolescenti con problemi di droga abbinati molto spesso a reati che ne determinano l'ingresso nel circuito penale.

«Serve un'operazione di grande respiro che parta da una presa di coscienza della società adulta – è la proposta della Fondazione Exodus di don Antonio Mazzi – Dico che dovremmo cancellare la galera per i minori e inventare un metodo ri-educativo da sviluppare in alcuni centri normali o, meglio ancora, in alcune esperienze avventurose come la Carovana o la barca a vela, nelle quali non vige il sistema carcerario, ma una presenza educativa forte, dignitosa, paziente con professionisti preparati. Già questo sarebbe un primo gesto intelligente e previdente da parte di tutti noi».

E proprio in questi giorni parte ufficialmente il progetto di Fondazione Exodus "Pronti, via!", una proposta educativa itinerante rivolta a minori autori di reati in carico ai Servizi della Giustizia minorile. Un percorso a tappe della durata di cinque mesi, che ha dentro le dimensioni dell'avventura, dell’impegno personale, della responsabilizzazione, del confronto e del progetto individuale. L'obiettivo è coinvolgere 90 ragazzi fra i 14 e i 17 anni su tutto il territorio nazionale.

«La complessità dei bisogni espressi dai comportamenti dei minori autori di reato – precisa Franco Taverna, coordinatore del progetto – impone lo sviluppo di nuovi dispositivi educativi-riparativi che tengano conto della situazione evolutiva e socio-ambientale del minore. L'intervento si completa con un lavoro formativo con le famiglie di origine ed un modulo di reinserimento da proporre al termine del programma».

Per la Fondazione Exodus la Giornata Mondiale per la lotta alla droga – 26 giugno – continua ad essere l'occasione per rilanciare un'azione educativa che cambia forma per andare incontro a bisogni sempre nuovi mantenendo la sostanza educativa, l'approccio pedagogico delle cose semplici fondato sulla relazione e sulla certezza che l'uomo, e ancor più il ragazzo, possiede potenzialità infinite che vanno colte e messe a frutto per ricostruire esistenze dignitose.

Secondo la Fondazione Exodus: «la questione di fondo non sta certo intorno alle droghe. E' urgente invece domandarsi che intenzioni abbia il nostro Paese nei confronti dei giovani. Siamo ultimi nelle classifiche europee su tutti i temi che riguardano i ragazzi: sulla dispersione scolastica, sulla percentuale di giovani laureati, sulla quantità di Neet fra i 18 e i 34 anni, sul tasso di occupazione nella fascia 25-34 anni, sul rischio povertà delle famiglie con figli formate da under 35 (il doppio rispetto a quelle formate da over 65). I giovani continuano ad essere dimenticati, come abbiamo visto in occasione degli Stati Generali convocati dal Governo dove, oltre a confermare il debito enorme che ricadrà sulle spalle dei nostri figli e dei nostri nipoti, non si è vista nemmeno l'ombra di un'idea che ne possa promuovere il protagonismo. Sarebbe bello pensare ad una Conferenza nazionale dei giovani, un Parlamento under 35, a tempo, capace di fare proposte al Governo sulla riforma della scuola, sull'abolizione del carcere minorile, su un patto intergenerazionale per il lavoro, su una ricostruzione del Paese pensata e progettata da coloro che dovranno essere protagonisti nei prossimi anni e non già da una classe dirigente che ha già mostrato i propri limiti. I giovani non sono il problema, essi sono la soluzione

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