Famiglia

Salvate l’ospedale del Paese in fiamme

Presto sarà organizzata una raccolta di fondi affinché l’ospedale non chiuda.

di Redazione

Una guerra troppo lunga non fa più notizia.In Sudan, dal?72 sono contrapposte truppe governative e guerriglieri del Sud.A sostegno del governo il Nif, fronte islamico fondamentalista; a Sud i guerriglieri del Spl, esercito di liberazione sudanese contro lo Stato islamico. Ma non solo di religione si tratta: il Sud è ricco di petrolio, ma la lavorazione del greggio e i profitti sono gestiti dal Nord. Il vero dramma é quello dei profughi. Secondo Rosaria Onida, vice presidente del Cesvi, i profughi sarebbero tra 2 e 4 milioni. «Di quest?esodo -sottolinea Rosaria Onida- non parla più nessuno. Eppure, morte ed esilio sono terribili dappertutto, non solo in Kosovo». Il cammino dei profughi va da Sud a Nord. Molti sono accampati, tra fame e malattie alla periferia di Karthoum, la capitale. Rosaria ha visitato il Sudan:«Sono stata nel Sud, in zone liberate dai guerriglieri, che il Governo ha concesso come corridoi umanitari. A Runbeck, l?ambasciata italiana ha ristrutturato un vecchio ospedale dove funzionano reparti di chirurgia di base e padiglioni di soccorso. Ma a settembre i soldi finiranno». In favore delle popolazioni si é mosso l?Onu con l?operazione Ols (Operation Lifeline Sudan). Numerose le associazioni accreditate: Ccm (Comitato collaborazione medica). ?Occorrono almeno -prosegue Rosaria Onida- 180 – 200 milioni l?anno per far funzionare l?ospedale sudanese. Presto sarà organizzata una raccolta di fondi affinché l?ospedale non chiuda?. Per chi vuole prendere contatto con Ccm, la sede si trova a Torino, in via Lanza 100; tel. 011/66 02 793.


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