Cultura

Fa nascere bimbo con malformazioni, condannata

E' accaduto a Karlsruhe, in Germania. La Chiesa ha preso le difese della ginecologa

di Piergiorgio Greco

La Corte suprema federale di Karlsruhe (Germania) ha condannato una ginecologa per non aver diagnosticato ad una donna malformazioni al feto durante la gravidanza ed ha riconosciuto che se la paziente, “avesse saputo dell’esistenza di handicap gravi nel bambino”, avrebbe abortito. La ginecologa è ora tenuta a mantenere il bambino, nato con gravi malformazioni agli arti, e al pagamento dei danni alla madre. Immediata la condanna della Chiesa cattolica tedesca. “La sentenza mostra che nella nostra società la selezione delle persone a causa di handicap è ormai realtà”, dice il card. Karl Lehmann, presidente della Conferenza episcopale. Ed aggiunge: il giudizio della Corte suprema “definisce in modo incomprensibile come evento dannoso la nascita di un bambino con malformazioni fisiche”. Lehmann sottolinea la contrapposizione della sentenza “sia al concetto cristiano di persona, che al consenso di valori della costituzione”. La sentenza, inoltre, aggiunge il cardinale, “ha dilatato in modo apertamente irresponsabile la possibilità di abortire praticamente fino al momento della nascita. L’interruzione di gravidanza diventa la logica conseguenza dell’individuazione di un handicap, in contraddizione con qualsiasi principio di tutela della dignità umana”. Sulla vicenda è intervenuto anche il card. Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia secondo il quale la sentenza “ha confermato che i nascituri con handicap non hanno diritto alla vita”. L’arcivescovo si chiede anche se “una giurisprudenza che definisce evento dannoso una persona”, possa chiamarsi “cultura del diritto”. Critici verso la sentenza anche il Consiglio dei cattolici del vescovado di Speyer per il quale la sentenza degrada il portatore di handicap “a persona di serie B, la cui presenza non è socialmente desiderata”. Anche per la Chiesa evangelica, “la vita umana non può essere valutata come un danno”.


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