Welfare

Dipendenze: ecco i veri problemi per il Cnca

il C.N.C.A. ricorda il dramma del carcere e invita il Governo a superare gli "scontri ideologici: è tempo di proposte concrete e impegni precisi"

di Redazione

Al di là “degli scontri ideologici e degli annunci di azioni risolutorie del problema droga”, il Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza ? in occasione della Giornata internazionale contro l?uso e il traffico illecito di sostanze stupefacenti, indetta dall?Onu – invita il Governo a rompere il suo “silenzio” sull?emergenza carcere (circa un terzo dei detenuti è tossicodipendente) e a considerare i “risultati positivi della riduzione del danno ? che noi abbiamo sempre preferito chiamare ?cura della vita? -, non solo nei Paesi del Nord Europa e in quelli governati dal centro-sinistra”. Lo afferma la Presidenza nazionale del Coordinamento, rilevando che “le comunità terapeutiche sono state lasciate da sole: a quattro anni dalla sua emanazione ancora nessuna regione ha approvato l’Atto di Intesa Stato-regioni, che avrebbe dovuto riorganizzare il settore degli enti ausiliari e permetterne un’importante evoluzione”. Inoltre il C.N.C.A. mette sul tappeto il problema dei fondi non disponibili: “Le persone accolte nelle varie strutture di accoglienza diminuiscono di circa il 10% ogni anno; molte stanno chiudendo e diventa quasi impossibile, a causa della scarsità di risorse, un serio lavoro sui territori, anche verso nuove forme di accoglienza per dipendenze ed abusi diversi e complessi”. E la disparità di opportunità e risorse di intervento è ancora ampia: “Pensiamo ad alcune regioni come Puglia, Campania, Sicilia, che non sono ancora riuscite ad utilizzare il Fondo per la lotta alla droga del 1997, mentre per altre siamo all’utilizzo del fondo 2002”. Dato che “la dichiarata pari titolarità tra pubblico e privato sociale non esiste, non avendo ancora nessun luogo né nazionale, né regionale, né locale in cui svilupparsi”, il Coordinamento chiede che sia valorizzato “il grosso lavoro che molti operatori sia pubblici che privati stanno sviluppando, con un privato forte e realmente co-protagonista”. Tuttavia in molti interventi manca totalmente “un sistema di valutazione dei risultati e di esito condiviso tra pubblico e varie strutture del privato sociale; è necessario riportare al centro della riflessione la persona, ma anche una capacità di valutazione comune. L?estrema complessità dei fenomeni ci obbliga ad una diversa forma di collaborazione e d’intervento: solo insieme possiamo pensare di farcela”. La presidenza della Federazione esprime anche “forte preoccupazione per una diffusione di sostanze in continuo aumento, una possibile prossimità della maggior parte del mondo giovanile a tali consumi e una quasi impossibilità alla soluzione di tali problemi solo attraverso attività repressive o di trattamento obbligatorio: ci preoccupa la quasi totale assenza di un piano di politica per i giovani capace di costruire e valorizzare le enormi potenzialità che molti di loro ci dimostrano ogni giorno”. Di fronte al cambiamento dello stile e del significato dell’assunzione di sostanze stupefacenti “non si può rispondere con un sistema di interventi ingessato e spesso ancora non adeguato. Va costruita una nuova forma di collaborazione tra pubblico e privato con la possibilità di leggere i bisogni (rarissimi sono gli osservatori esistenti) e una progettazione congiunta”. “Il lavoro da fare è moltissimo; il C.N.C.A. è pronto a fare la sua parte, agli altri la risposta a questo appello”, conclude la Federazione. I tossicodipendenti presi in carico nel 2001 da 156 comunità e gruppi aderenti al Coordinamento sono 8.253 (di cui 6.785 uomini); la maggioranza (4.716) ha tra i 19 e i 29 anni. Sempre lo scorso anno sono stati contattati oltre 41mila giovani con problemi di dipendenze, di cui più di 33mila uomini.


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