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Armi: ddl 1927, come ha votato l’Ulivo

Le opposizioni hanno votato in modo differenziato: no da Verdi, Prc, Pdci e Ds se pure con qualche astensione. La Margherita si e' astenuta, mentre lo Sdi ha votato a favore

di Paul Ricard

La Camera dei Deputati ha dato via libera all’accordo europeo sulla integrazione dell’industria della Difesa europea, una normativa che comporta ritocchi anche a quella sul commercio delle armi. Le opposizioni hanno votato in modo differenziato: no da Verdi, Prc, Pdci e Ds se pure con qualche astensione. La Margherita si e’ astenuta, mentre lo Sdi ha votato a favore. A favore anche l’ex ministro della Difesa Sergio Mattarella.
Si’ all’accordo quadro tra Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia, Gran Bretagna e Irlanda del Nord per facilitare la ristrutturazione delle attivita’
dell’industria europea della Difesa da parte della Camera dei Deputati, ma l’opposizione, dopo che gia’ ieri erano emerse differenziazioni e distinguo, si e’ divisa: no da Verdi, Prc, Pdci, Ds (ma Ranieri e Minniti si sono astenuti con qualche altro deputato); Margherita che si astiene (ma ieri l’ex ministro Mattarella, tra i firmatari del trattato, aveva annunciato il suo voto a favore dopo l’accoglimento di un emendamento che permette la salvaguardia di alcuni elementi di controllo previsti dalla attuale legge sul commercio delle armi) con lo Sdi che vota a favore della legge parlando di ”due sinistre”. Insomma, un Ulivo che si divide su un tema rilevante come quello della integrazione dell’industria europea di Difesa
con il relativo corollario di veder modificati alcuni passaggi della normativa sul commercio delle armi.
Alla fine in aula si sono registrati 220 si’, 107 no e 67 astenuti.
Con questa legge – ha spiegato in aula Laura Cima a nome dei
Verdi – non si potra’ piu’ conoscere, fin dalla fase di autorizzazione, i destinatari intermedi e finali delle coproduzioni transnazionali di materiali di armamento, di sapere numero, valore, spese per intermediazioni finanziarie e destinazione precisa di ciascun pezzo e componente esportato, di conoscer le banche di appoggio, di garantire adeguati controlli sull’uso finale, di applicare, anche nel caso di coproduzioni, i
divieti previsti per il destinatario intermedio e per quello finale, di mantenere il potere di controllo e indirizzo parlamentare sul commercio delle armi. Quindi netto il no del ‘Sole che ride’ al provvedimento. Giudizio contrario dal Prc con Elettra Deiana perche’ questa legge ”ratifica un trattato che non doveva essere sottoscritto dal governo italiano” ( il
governo Prodi, ndr) perche’ si tratta di una intesa ”voluta dall’industria delle armi”. Per il Pdci – Maura Cossutta – si poteva arrivare ad un accordo ma senza per questo modificare i criteri di controllo della legge sul commercio delle armi dato che questa ”e’ una legge seria e rigorosa, che pone il nostro Paese all’avanguardia in campo internazionale”.
Ugo Intini (Sdi) ha ”fotografato” la situazione della opposizione, divisa sul voto, parlando di ”due sinistre”: ”Una pragmatica e moderata, che segue un vincolo internazionale e che segue la politica come arte del possibile, e una idealista (o ideologica) che segue una politica che affermi innanzitutto i suoi principi”. Luciano Violante ha ricordato l’iter della
legge, il confronto ed anche le modifiche accolte dalla maggioranza visto che alcune delle obiezione poste ”erano fondate”. Tuttavia – ha detto annunciando il no – non vi e’ alcun rapporto tra la politica di pace della Ue e ”il segreto sulle transazioni finanziarie o sull’uso finale delle armi.
Questi segreti rischiano di ledere la stessa credibilita’ del trattato”. Pierluigi Castagnetti ha ricordato le chiusure della maggioranza alle modifiche proposte dal suo gruppo per motivare e spiegare la scelta dell’astensione. Rapide e spesso consegnate direttamente senza leggerle in aula le dichiarazioni dei rappresentanti della maggioranza.

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