Cultura

Torna Don Van Vliet. Capitan Cuore di manzo

Recensione del cd "Dust Sucker" di Captain Beefheart and The Magic Band.

di Enrico Barbieri

ll Capitano occhieggia dalla copertina con aria di sfida. In mano ha uno strano oggetto a metà strada tra un aspirapolvere e un razzo interstellare. C?era un punto della sua temeraria navigazione non rilevato dai radar, eppure raccontato dagli agiografi: un fantomatico disco inciso a metà degli anni 70. Il black hole, il graal del rock. Bat Chain Puller il titolo dell?album, registrato tra il 75 e il 76 ma mai pubblicato, anche se alcuni suoi pezzi finirono poi riciclati in dischi successivi. Ora dall?iperspazio riemergono le sue 12 tracce originali (più 7, come recita la copertina, incise «durante la sua illustre carriera»). Dust Sucker il nuovo titolo: una massa dai contorni poco definiti, fatta di aguzzi duetti per sola voce e chitarra, alambicchi musicali e rudezze, blues stralunati e free-jazz. Insomma, un vero e proprio compendio delle meravigliose capacità inventive di Don Van Vliet (ribattezzato Captain Beefheart dall?amico-nemico Frank Zappa). Lo accompagnano in Dust Sucker i musicisti della Magic Band, con i loro buffi nomi: Drumbo, Jeff Tapir… Ora sembra che il Capitano sia stato avvistato nel deserto californiano del Mojave. Fa il pittore: le sirene del successo lo hanno spinto a inabissarsi per sempre. Rivederlo veleggiare dà quindi ancora più piacere. Naive? Tutt?altro. È stato uno più grandi degli ultimi 50 anni. Perfino raffinato, quando ne aveva voglia. Insomma, una sorta di Céline in versione elettrica.


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