Volontariato

Jules e Jim, mistero di crudeltà e gentilezza

Recensione del film "Jules e Jim" di François Truffaut.

di Aurelio Picca

François Truffaut è stato un ragazzino crudele. E proprio per questo ha girato film squisiti e gentili come mascherine di carta, ma altrettanto feroci e spietati come macchine che tritano e non lasciano scampo alla vita. Jules e Jim, è tra i primi di questa serie. Parigi, 1910- ?12. Un giovane francese, Jim, si lega, in amicizia spensierata e intensa, a un suo coetaneo tedesco, Jules. Sono buffi. Si danno del lei anche a notte fonda, pure quando si presentano le ragazze. La loro è una cortesia da romanzo d?appendice, anche se l?io narrante, che osserva da dietro le quinte, sforna sequenze tagliate sulla metrica di una trattenutissima e esemplare irrisione della gentilezza stessa. I due camminano nel fumo del flaneur, fino a quando non incontrano Jeanne Moreau. Anzi, prima ne intuiscono l?anima, vedendola scolpita come il migliore tra i falsi di Modigliani, poi scoprono che lei, Catherine, deciderà il loro futuro. Il bambino crudele Truffaut gioca con il mistero femminile. E gioca con l?amore. L?amore è cortesia, infinita gentilezza, ed è la pazzia che corre sull?equilibrio di una amicizia a prova di Grande guerra. Poi, Jules, avrebbe voluto mischiare le ceneri dell?amico a quelle di Catherine, ma non era solo. Così l?epigramma di questa storia (Mi hai detto: ti amo. Ti dissi: aspetta. Stavo per dirti: eccomi. Tu m?hai detto: vattene.), è la più azzeccata delle epigrafi.


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