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Madagascar: le radio in guerra civile. Francia, bugie in fm

Una stazione salesiana accusa l'omologa francese di intromissioni poltiche. Intervista a Cosimo Alvati direttore di radio Don Bosco

di Barbara Fabiani

Dal 1996 la voce di Radio Don Bosco si diffonde sull?altopiano di Antananarive. È la radio privata più ascoltata nel Madagascar, nata da un progetto salesiano e gestita da malgasci. Mentre l?isola africana sta attraversando una grave crisi politica, si è conquistata sul campo il riconoscimento di media libero e indipendente. Il Madagascar sta vivendo giorni drammatici. Dopo le ultime elezioni, il presidente uscente Didier Ratsiraka non ha voluto cedere il posto al vincitore, Marc Ravalomanana, e il Paese si è spezzato in due. Il direttore di radio Don Bosco, don Cosimo Alvati, racconta il mestiere di giornalista in un Paese sull?orlo della guerra civile, mentre il mondo si gira dall?altra parte.
Vita: Come avete coperto la campagna elettorale?
Cosimo Alvati: Abbiamo scelto di non accettare pubblicità politica, ma il palinsesto comprendeva programmi per sensibilizzare la popolazione al voto, e dibattiti politici con tutte le forze concorrenti.
Vita: A gennaio sono cominciate le manifestazioni di piazza. Cosa è successo?
Alvati: Si temevano brogli elettorali. Ogni giorno più di 800mila persone si riunivano in piazza 13 maggio, ad Antananarive. Si sentivano un popolo defraudato del suo diritto di partecipazione politica e l?hanno manifestato in maniera pacifica. Né la radio né la tv di Stato hanno trasmesso quello che accadeva, l?abbiamo fatto solo noi e le radio dell?opposizione. Con la differenza che le altre radio seguivano solo una parte politica, mentre noi fornivamo informazioni su tutti gli schieramenti. Per un mese abbiamo trasmesso dalla piazza, in diretta, con giornalisti in collegamento ogni mezz?ora, e interventi di ascoltatori via telefono.
Vita: Quando sono arrivate le minacce?
Alvati: Quasi subito. Quando una radio d?opposizione è stata incendiata abbiamo chiesto protezione alle forze dell?ordine, ma ci è stata negata. È stata la popolazione del quartiere a proteggerci, dormendo per tre mesi intorno alla sede della radio.
Vita: Per sei mesi il Paese è stato diviso a metà trai fedeli di Ratsiraka e i sostenitori di Ravalomanana, con scontri tra militari. Che significa fare informazione sull?orlo della guerra civile?
Alvati: Sono occasioni in cui ti rendi conto del potere dei media. Ci ha preoccupati la cattiva informazione fatta da Radio France Internationale con una campagna denigratoria verso Ravalomanana. Radio France Internationale ha fatto crescere la tensione, diffondendo a livello internazionale la notizia dell?imposizione del coprifuoco nella capitale. Una notizia semplicemente falsa, che abbiamo smentito.
Vita: Si dice che alla crisi contribuisca l?appoggio della Francia a Ratsiraka.
Alvati: I giacimenti di zaffiri sono sfruttati dal figlio di Ratsiraka e da amici di famiglia, e si parla di un commercio illegale di pietre preziose tra alti diplomatici francesi e malgasci attraverso valigette diplomatiche. Si è parlato anche di un finanziamento della campagna presidenziale attraverso le gemme del Madagascar. Queste sono le voci che circolano.
Vita: Da sei mesi in Madagascar le linee viarie sono interrotte e la popolazione è affamata e senza medicinali. Non è bastato un milione di cittadini in piazza ad attirare l?attenzione dei media occidentali?
Alvati: Come giornalista questo mi fa ribrezzo. Ogni volta che rientro in Italia trovo un abbassamento della qualità dei media. Un giornalista ha il dovere in informare su tutto, e deve approfondire. I colleghi europei sembrano presi in mezzo tra ignoranza e ordini di scuderia.
Vita: Ratsiraka ha riparato a Parigi. Si è arreso?
Alvati: Forse. O forse sta tramando qualcosa di più grave attraverso i suoi fedelissimi sull?isola.

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