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Parla Alberto Michelini. Il Continente nero? Salviamolo a Lugano
Berlusconi lo nominò commissario per l'Africa al G8 di Genova. Per un anno è rimasto nell'ombra. E ora racconta...
Alberto Michelini un anno fa, all’indomani del G8 di Genova, venne nominato rappresentante personale del presidente del Consiglio, Berlusconi per il Piano per l’Africa. È passato un anno e la voce di Michelini, ex conduttore del Tg1, ora deputato di Forza Italia ,non si è molto sentita. Inseguito lungamente da Vita, alla fine ha accettato di fare il punto sul lavoro svolto in questi mesi.
Vita: Allora, onorevole, cos’è stato fatto per il Piano per l’Africa, da G8 a G8?
Alberto Michelini: Ci sono stati diversi incontri fra gli otto rappresentanti dei singoli Paesi del G8, più Prodi per l’Unione europea. Ci siamo riuniti a Londra nell’ottobre 2001 e poi in alcuni Paesi africani significativi, come l’Etiopia. Ad Addis Abeba, infatti, ha sede l’Eca, la Commissione economica Onu per l’Africa, che giocherà un ruolo importante nel Nepad, il piano di rilancio dell’economia africana presentato dai Paesi africani stessi. Il Piano d’azione per l’Africa, una volta approvato durante il vertice dei G8 a Kananaskis, diventerà operativo.
Vita: In cosa consiste il Piano?
Michelini: In una decina di pagine sono condensati gli impegni che il G8 prenderà in 8 settori strategici. Il primo è quello della pace e della sicurezza, il secondo riguarda il rafforzamento delle istituzioni e del buon governo (good governance) dei Paesi africani. Nel terzo vengono riuniti crescita economica, sviluppo sostenibile, incentivazione del commercio e degli investimenti. Il quarto settore riunisce istruzione e informatica. Poi ci sono salute, agricoltura, e un intero settore dedicato all’acqua.
Vita: Quali programmi concreti d’azione verranno messi in atto?
Michelini: I Paesi africani chiedono l’apertura dei mercati ai loro prodotti e investimenti privati. Su questo ci sarà un impegno da parte del G8. In particolare l’Italia sarà presente nel settore informatico dell’e-government, come ha annunciato lo stesso Berlusconi al G8 di Genova. È un progetto che si sta ancora riempiendo di contenuti: un modello informatico digitalizzato per l’amministrazione pubblica nei Paesi africani, uno strumento che sarà utile anche per verificare trasparenza e governance. C’è già un accordo.
Vita: Con chi ?
Michelini: Mozambico,Nigeria e Tunisia. Ma, durante l’incontro con Berlusconi al vertice Fao, anche il presidente del Sudafrica, Thabo Mbeki si è detto molto interessato. E così i leader di altri Paesi, come Zambia e Niger.
Vita: Che ruolo avrà il settore privato nel “Piano Marshall per l’Africa”?
Michelini: è necessario guardare all’Africa in modo nuovo, coinvolgendo gli investitori occidentali. Il prossimo 12 ottobre a Lugano ci sarà un incontro fra l’impresa europea e i rappresentanti africani del Nepad. Da una parte bisogna incoraggiare gli imprenditori a superare i pregiudizi verso gli investimenti in Africa, dall’altra parte gli Stati africani devono adempiere a una serie di condizioni, fra cui buon governo e risoluzione dei conflitti.
Vita: E la cooperazione?
Michelini: Ne uscirà rafforzata. La percentuale del Pil destinata ai Paesi in via di sviluppo verrà innalzata allo 0,38% entro il 2006. La meta è lo 0,7%, nel giro di altri 4-5 anni. L’Ue ha a disposizione 17 miliardi di euro da spendere entro il 2006. L’impegno dei governi europei ha anche un significato geopolitico. Gli Usa hanno come sfera di influenza l’America Latina. In Estremo Oriente sarà la Cina a giocare un ruolo determinante. Ma l’Europa ha l’Africa. Il continente ha una cultura e una tradizione europea. Abbiamo una particolare responsabilità.
Vita: In questi anni in molti Paesi africani il settore privato ha investito nonostante, e a volte sfruttando, i conflitti che si chiede di risolvere. Qual è a questo punto il ruolo della politica?
Michelini: Il piano prevede il sostegno a meccanismi di controllo volontario come il Kimberly process for diamonds (il processo di certificazione di provenienza dei diamanti, ndr). I governi che non si impegnano per il mantenimento della pace verranno messi al margine dallo stesso Nepad.
Vita: Lo stessa Italia vende armi ai Paesi africani. C’è nel piano un impegno che risolve questa contraddizione?
Michelini: C’è l’impegno a supportare le iniziative di peace keeping e di risoluzione dei conflitti. L’Onu continuerà nella sua opera ma ci sarà anche l’impegno di singoli Stati, come la Gran Bretagna. Nel Piano sono contenute indicazioni circa i programmi di disarmo, la reintegrazione dei combattenti e dei bambini soldato, e anche una serie di misure che riguardano il traffico delle armi.
Vita: Può fare qualche esempio?
Michelini: Il piano prevede di adottare linee guida comuni per limitare il rifornimento illegale di armi leggere e il commercio illegale di armi sia interno che esterno al continente.
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