Welfare

Guardare Milano come un mosaico

La città del futuro? Anna Detheridge, nella sua rubrica “L’altra città” sul magazine in distribuzione, affronta l’idea urbanistica della Milano Archweek diretta da Stefano Boeri

di Anna Detheridge

Milano Archweek, una settimana di incontri, lezioni, dibattiti e discussioni intorno all’architettura e le trasformazioni della metropoli, diretta da Stefano Boeri e ospitata alla Triennale dal 12 al 18 giugno è stata una rara occasione per partecipare a un dibattito pubblico e ascoltare dal vivo i grandi protagonisti del nostro tempo, da Peter Eisenman a Winny Mas, a molti di coloro che hanno contribuito a fare di Milano ciò che è oggi tra i quali Boeri stesso, Alessandro Scandurra, Cino Zucchi, Mario Bellini, Michele de Lucchi e Alessandro Mendini.

Soprattutto si è riflettuto e discusso forse per laprima volta in tanti anni con un pubblico non soltanto universitario, di un’idea di città. Negli incontri a più voci tenuti nel salone d’Onore si è dato spazio ai diversi attori della trasformazione: nuove forme di aggregazione culturale e sociale diventate in poco tempo istituzioni culturali innovative tra le quali Base, Mare Urbano, Tempo Riuso
e Connecting Cultures, un dibattito soltanto agli inizi. Il grande tema delle periferie ha visto la partecipazione di molti soggetti attivi dai rappresentanti dell’amministrazione quali Gabriele Rabaiotti, assessore ai Lavori pubblici
alle diverse associazioni impegnate nei quartieri, da Dynamoscopio al Festival delle Periferie al gruppo G124 a Le Periferie al Centro. Non a caso l’attuale giunta di Milano ha scelto di giocare il proprio mandato negli spazi marginali della città. Nell’incontro sulle grandi aree urbane, invece, è stato possibile comprendere l’immensa sfida che Milano ha davanti a sé, e al tempo stesso il grande potenziale competitivo che rappresentano per una città relativamente piccola rispetto ad altre metropoli europee, le grandi aree dismesse (dagli scali ferroviari, alla ex Falck, ai Mercati Generali, alle aree militari sotto utilizzate, alle aree Expo 2015) tutte ancora da sviluppare o in via di trasformazione e rigenerazione.



In quale direzione andare, dunque, nella trasformazione prossima futura della capitale lombarda? E con quali occhi guardare la città allargata? Dopo gli anni dello sviluppo poco entusiasmante del campus più grande d’Europa alla Bicocca sull’area ex Pirelli, e il riordino concordato dell’area Garibaldi Porta Nuova sarà importante constatare che la città non potrà fiorire soltanto all’ombra dei poteri forti e dei grandi investimenti immobiliari.

Nell’affrontare la destinazione d’uso delle grandi aree dismesse si rende necessario oggi un’idea di città che contempli tante e diverse anime e priorità, e che presti soprattutto attenzione alle necessità e alla vivibilità dei luoghi dei cittadini. La ricucitura di spazi frammentari,
un massiccio utilizzo del verde come avviene già in molte capitali europee per un urgente recupero ambientale, la trasformazione degli scali ferroviari in luoghi ameni attraverso una micro progettualità attenta alle necessità del locale.

Tra gli interventi più interessanti quello di Andrea Boschetti, urbanista e già progettista del Pgt di Milano del 2011, che ha ricordato l’importanza di contemperare una visione fatta di grandi invarianti, un’innervatura che recuperi la frammentazione dei luoghi, aperta, tuttavia,
a una micro progettualità fatta di piccole piazze ed aree all’interno dei quartieri. Spazi dimenticati da riattivare,
ad esempio, a ridosso delle vie di ferro, che determinano l’immagine della città e la soddisfazione e la disponibilità alla partecipazione degli abitanti. La crescita richiede due condizioni fondamentali: un assetto strategico e una visione nel tempo. La città non soltanto come un grande romanzo, ma come mosaico fatto di tante piccole parti.

@annaconnect

Nella fotop di copertina lo Scalo Farini in un rendering da “Un fiume verde per Milano” progettato da Stefano Boeri


*Anna Detheridge è teorica delle Arti Visive e curatrice di diverse mostre e rassegne, tra le quali INNATURA. X Biennale internazionale di fotografia, Palazzo Bricherasio, Torino (2003); Arte Pubblica in Italia: lo spazio delle relazioni, Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, Biella (2003) e Le Immagini al Potere, Fondazione Mazzotta, Milano (1996). Giornalista e saggista, ha insegnato al Politecnico di Milano, all'Università Bocconi e allo Iulm. Nel 2001 ha fondato l'Associazione culturale non profit Connecting Cultures, attiva nel campo delle politiche culturali, dell'arte pubblica, della progettazione e della formazione. Nel 2012 ha pubblicato per Einaudi Scultori della speranza. L'arte nel contesto della globalizzazione (PBE). Vive e lavora a Milano.

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