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Mozambico: il coronavirus e gli effetti catastrofici sulle scuole

È passato solo un anno da quando il ciclone Idai ha devastato il paese colpendo quasi due milioni di persone, danneggiando il 90% delle infrastrutture delle città del Paese. Il nuovo coronavirus, però, potrebbe avere un impatto ben più devastante sulla vita di tutti i bambini mozambicani. Più di qualsiasi altro disastro precedente

di Marco Dotti

I bambini delle scuole del Mozambico si trovano ad affrontare ciò che un alto funzionario delle Nazioni Unite e della Banca Mondiale nel Paese dell’Africa del sud chiama “risultati catastrofici” della pandemia COVID-19.

Il coordinatore residente delle Nazioni Unite in Mozambico, Myrta Kaulard e Mark Lundell, direttore territoriale della Banca Mondiale , hanno tentato di tracciare le linee di questi catastrophic outcomes.

È passato solo un anno da quando il ciclone Idai ha devastato il paese colpendo quasi due milioni di persone, danneggiando il 90% delle infrastrutture delle città del Paese. Ma questa volta, spiegano Kaulard e Lundell «non ci sono edifici che crollano, strade allagate e persone disperate». Tutto accade in silenzio. Il nuovo coronavirus, però, potrebbe avere un impatto ben più devastante sulla vita di tutti i bambini mozambicani. Più di qualsiasi altro disastro precedente.


Scrivono Kaulard e Lundell che come in 191 paesi in tutto il mondo, dove sono interessati 1,57 miliardi di studenti, «dal 23 marzo sono state chiuse quasi 15.000 scuole e università del Mozambico, con oltre 8,5 milioni di studenti. Si tratta di una decisione necessaria che molto probabilmente salverà migliaia di vite umane, ma ha un prezzo molto alto».

Sulla base delle recenti lezioni apprese con la chiusura delle scuole in risposta al virus Ebola nella Repubblica Democratica del Congo, sappiamo infatti che più a lungo i bambini stanno lontani dalla scuola, meno probabilità hanno di tornare, aumentando il rischio di cadere nell’analfabetismo.

Già prima della pandemia in Mozambico più di un terzo degli studenti si ritirava prima della terza elementare e meno della metà completa la scuola primaria. Una situazione che è conseguenza della povertà. Una povertà che esercita una pressione deflagrante sulle famiglie, specie durante le emergenze. Molte famiglie si trovano così spinte a mandare i propri figli a lavorare, come strategia di sopravvivenza, o a far sposare prematuramente le proprie figlie.

Di conseguenza, l’infanzia viene interrotta, la scuolaabbandonata e i diritti fondamentali sono compromessi. Ma quando i bambini non vanno a scuola, diventano più vulnerabili e a maggior rischio di abusi e sfruttamento. Proprio per questo, il Ministero dell’Istruzione e dello Sviluppo Umano (MINEDH), con il sostegno della comunità internazionale, dopo i cicloni è riuscito a far sì che le classi continuassero a frequentare gli “spazi di apprendimento temporanei”, montando tende scolastiche.

Ma questa volta il problema è diverso. Qualitativamente, non solo quantitativamente: i bambini non potranno riunirsi altrove, perché forse, per un periodo medio-lungo, non potranno riunirsi affatto. Questo nonostante in data 18 maggio il Mozambico aveva segnalato 137 casi di COVID-19, senza alcun decesso.

Spiegano ancora Kaulard e Lundell che le Nazioni Unite, la Banca Mondiale, le principali agenzie bilaterali e altri partner di cooperazione, in collaborazione con i ministeri del Paese stanno studiano modi alternativi e innovativi per garantire che l’apprendimento possa continuare a distanza.

«Un compito critico di qualsiasi sistema di apprendimento a distanza è quello di sostenere la capacità degli insegnanti di rimanere in stretto contatto con i loro studenti nonostante la distanza fisica. Per la maggior parte dei bambini, le radio comunitarie, che sono state utilizzate con successo in altri paesi, saranno il mezzo più accessibile, ma potrebbero essere implementate anche una varietà di altre opportunità complementari di apprendimento a distanza – come la televisione, le piattaforme digitali o i programmi di recupero e di accelerazione. Per essere funzionali, tutte queste iniziative richiederanno un solido coordinamento e sistemi di monitoraggio e supporto efficaci, che contribuiranno ad evitare l’aumento delle disuguaglianze nel sistema educativo», concludono Kaulard e Lundell.

Anche se nessuno può prevedere per quanto tempo questa situazione continuerà, l’Unione Africana raccomanda infatti di pianificare in anticipo l’eventuale ritorno in classe, per garantire che le scuole riattivate forniscano un ambiente sicuro per il ritorno dei bambini.

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