Welfare

Smart Land, non esistono smart city senza agricoltura 4.0

Fornire alla pianta ciò di cui ha bisogno, nel momento in cui ne ha bisogno: ecco perché anche il settore più antico del mondo sposa la tecnologia. E cambia il modo di lavorare. E quello di vivere. Anche in città

di Redazione

Essere “smart” non è un’esclusiva cittadina: l’agricoltura del futuro si muove tra droni e sensori, tra big data e irrigazioni programmate da remoto. “Non esiste la Smart City se non ci si occupa della Smart Land”, spiega il sociologo e direttore di Aaster Aldo Bonomi, adattando il vecchio adagio braudeliano: “Non esiste città ricca senza campagna florida”. Non è un caso che il settore agricolo a oggi produca ben 33 miliardi di euro di ricavi: un trend destinato a crescere, anche grazie ai giovani, in piena riscoperta di un settore in grado di offrire buoni guadagni, ma soprattutto la possibilità di innovare e sperimentare grazie alle nuove tecnologie, aumentando così anche la competitività e l’attrattività del territorio.

Droni e big data in particolare sembrano essere i due fattori fondamentali dell’agricoltura 4.0. Agricoltura di precisione significa infatti fornire alla pianta esattamente ciò di cui ha bisogno e nel momento esatto in cui ne ha bisogno, e a questo scopo serve una grande quantità di dati e un’ottima capacita di elaborazione. L’utilizzo dei droni in agricoltura non è una novità dell’ultima ora. Ciò che è interessante è la crescente gamma delle sue possibili applicazioni, che vanno oltre il monitoraggio delle colture e delle mandrie di bestiame. Un nuovo sistema di coltura elaborato dal MIT, ad esempio, basato sull’impiego di droni intelligenti, realizza la semina spargendo sul suolo sottostante sementi specifiche e baccelli ricchi di nutrimenti, in uno scenario molto sci-fi.

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