Famiglia

Europa: banco di prova, la società civile

Lo ha affermato il rettore della Lumsa, Giuseppe Dalla Torre. Sostenendo anche "che uno Stato che vuole essere democratico deve restituire all'etica il primato sulla politica'"

di Daniela Romanello

Il “banco di prova” della nuova Europa sarà la società civile. Ne è convinto Giuseppe Dalla Torre, rettore della Lumsa, che intervenendo oggi al convegno “Verso una costituzione europea?” – in corso a Roma (fino al 23 giugno) per iniziativa dell’Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma, in collaborazione con la Federazione Università Cattoliche d’Europa (Fuce), la Commissione degli episcopati della Comunità Europea (Comece), il Servizio Cei per il progetto culturale – ha fatto notare che il “pensiero politico di ispirazione cristiana” è centrato “sull’idea di una società civile che non si contrappone alla comunità politica, ma nemmeno coincide con essa”; di qui il ruolo “determinante delle formazioni sociali e delle realtà istituzionali in cui la società civile viene ad incarnarsi”, e in particolare il “ruolo pubblico” delle Chiese. “La mancanza di un’etica forte e condivisa – ha commentato infatti il relatore – ha sempre costituito la premessa di una debole democrazia, ed uno Stato che vuol essere democratico deve restituire all’etica il primato sulla politica”. Per realizzare tale obiettivo, sostiene però Dalla Torre, è necessario “restituire alle religioni, e quindi alle Chiese, il ruolo pubblico che ad esse compete” e nel dibattito in corso su una possibile Costituzione europea “non si può passare sopra il riconoscimento delle Chiese e del ruolo che esse sono chiamate a svolgere per nutrire di valori etici il corpo sociale”. Le Chiese, ha concluso Dalla Torre, “non sono agenzie umanitarie”, ma comunità vive, aperte al trascendente, e in quanto tali possono dare un importante contributo per “favorire il mantenimento ed il rafforzamento dell’identità europea, storicamente marcata dal cristianesimo; favorire la crescita della società civile nel rispetto del principio della sussidiarietà; non sottrarre alla società il patrimonio di idee e di esperienze concrete di solidarietà di cui le istituzioni ecclesiastiche sono storicamente portatrici”, contrastando così anche quelle “tendenze fondamentaliste” che, sul terreno religioso ma anche ideologico, “possono condurre al conflitto e far correre i rischi della disgregazione”.

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