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A Mosul l’umanità è ancora sotto attacco

Mosul è liberata ma i tre anni di assedio dello Stato Islamico e gli ultimi otto mesi di controffensiva sono costati alla città la devastazione e alle sue persone violenze atroci, migliaia di morti e 800mila sfollati. Si stima che siano ancora 20mila i civili, per la maggior parte donne e bambini, rimasti nella città vecchia, senza scorte di cibo e acqua

di Ottavia Spaggiari

È arrivato in città per dichiarare la liberazione di Mosul dallo Stato Islamico, Haider al-Abadi, il primo ministro iracheno, elogiando “gli eroici combattenti e gli iracheni sui risultati di questa vittoria”. Un’offensiva contro l’Isis durata otto lunghissimi mesi. Prima la liberazione da parte delle forze irachene della parte orientale della città, poi la lotta per riprendere il controllo della parte vecchia, dove si trovava la moschea di al-Nuri, qui Abu Bakr al Baghdadi annunciò, nel giugno del 2014, la fondazione del Califfato. La moschea è stata distrutta quest’anno dallo stesso Stato Islamico, alla fine di giugno, secondo diverse fonti, per privare lo stato iracheno di quello che sarebbe stato il simbolo più rappresentativo della vittoria contro l’Isis.

Una tragedia umanitaria

La città è stata quindi riconquistata ma rimangono centinaia di migliaia di profughi fuggiti da quella che una volta era la seconda più grande città irachena e si stima che circa 20mila persone siano ancora intrappolate nella parte vecchia di Mosul.
Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, 800mila persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case. Molti hanno trovato un rifugio nei campi profughi e nei centri di accoglienza allestiti nel Paese, i più fortunati sono stati ospitati da amici e parenti. Difficilissime le condizioni di chi è rimasto bloccato nella parte vecchia, con la riduzione crescente delle scorte di cibo e acqua.
Il corrispondente della Bbc, Jonathan Beale, entrato nella città vecchia domenica, ha definito “straziante” ciò che ha trovato: “Intere famiglie, soprattutto donne, anziani e bambini denutriti, senza nemmeno la forza di parlare. Solo i bambini piangono.”
Una crisi umanitaria che era stata raccontata anche da Yara Khawaja, del Comitato Internazionale della Croce Rossa, la scorsa settimana: “Sono libanese e ho visto la guerra. Non ho paura delle bombe a mano e degli spari. Ma oggi mi sembra che sia sotto attacco anche la nostra umanità più basilare”. Una battaglia, quella di Mosul, che lascia dietro di sé una popolazione e una città devastate.


Mia nipote è morta di fame e ho dovuto seppellire anche mio nipote che è stato colpito da un mortaio. Li ho seppelliti insieme…in giardino

Un’abitante di Mosul

“E’ impossibile spiegare a parole le atrocità che sentiamo dai nostri pazienti. Vediamo pazienti con ferite di ogni genere, da quelle da arma da fuoco ed esplosioni, a fratture delle ossa causate dal crollo delle strutture”. Ha raccontato Stephanie Remion, coordinatore dell’emergenza a Mosul ovest per Msf. Delle oltre 100 persone trattate da Msf per ferite di guerra a Mosul ovest, 13 avevano ferite gravi e oltre 50 sarebbero morti senza un intervento medico. “La vita è diventata ogni giorno una lotta per la sopravvivenza per le migliaia di residenti ignoti ancora intrappolati nella città vecchia, stando alle testimonianze che abbiamo ricevuto dai pazienti”.

“Mia nipote è morta di fame e ho dovuto seppellire anche mio nipote che è stato colpito da un mortaio. Li ho seppelliti insieme…in giardino”, ha raccontato a Msf un’anziana donna dopo essere arrivata in ospedale. “Siamo stati tre giorni senza acqua. L’acqua che abbiamo bevuto (nella città vecchia) non era buona e abbiamo avuto la diarrea …i suoni delle esplosioni erano terrificanti e noi stavamo morendo di fame”.

“Ho perso almeno la metà del mio peso. Prima pesavo 90 kg, ora ne peso 50”,ha raccontato una donna di 74 anni da poco fuggita dalla città vecchia di Mosul. “Abbiamo provato a convincere i bambini a mangiare la salsa di pomodoro. Facevamo bollire la farina nell’acqua…il riso che avevamo era così secco che neanche gli animali riuscivano a mangiarlo”.

Pesantissime le conseguenze degli scontri della città, per larga parte rasa al suolo. Secondo l’Onu, la ricostruzione delle infrastrutture basi, costerà oltre 1 miliardo di dollari.

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