Cultura
E ora aboliamo l’espressione “distanziamento sociale”
Con la fase 2 possiamo sperare che tutti si riesca ad abolire l’espressione “distanziamento sociale” e sostituirla definitivamente con “distanziamento fisico” o, più semplicemente, “distanziamento”?
di Nino Sergi
Possiamo sperare che tutti si riesca ad abolire l’espressione “distanziamento sociale” e sostituirla definitivamente con “distanziamento fisico” o, più semplicemente, “distanziamento”?
Mi piacerebbe che queste poche righe arrivassero al presidente del consiglio, ai ministri, gli uffici giuridici che scrivono i decreti, i parlamentari, i direttori dei tg e dei giornali stampati e web, i commentatori, gli influencer, i dirigenti sindacali, anche alcuni del sempre più prezioso terzo settore… che continuano a scrivere e parlare di distanziamento sociale.
Parlare di distanziamento sociale invece di distanziamento fisico è falsare la realtà. È un po’ anche usare le parole a vanvera. E mi domando perché, dato che raramente mi è capitato di vivere e di vedere un avvicinamento sociale così forte come in questi 75 giorni.
Persone in ogni città con le bandiere sui balconi a salutarsi, comunicarsi sentimenti di unità, amicizia, comunità, suonando per tutti brani musicali, formulando pubblici auguri di compleanno o per le feste pasquali, il 25 aprile, il primo maggio.
Un’intera nazione unita nel ringraziare il personale medico e infermieristico per la dedizione e abnegazione, le tante persone che hanno con generosità garantito vicinanza, cura, sostentamento, trasporto. Unita nel dolore per le vittime del covid-19, commossa davanti ai convogli carichi di bare e vicina alla disperazione di famiglie smarrite.
Un’infinità di messaggi in mille forme per sentirsi vicini, per sapere “come stai”, per chiacchierare, anche tra amici e parenti che comunicavano raramente.
Gli “incontri”, mai così fitti, tra migliaia di persone, magari sconosciute ma vicine nelle centinaia di convegni, dibattiti, discussioni, approfondimenti, momenti di informazione e condivisione, via zoom, meet, skype e vari altri software sia tramite computer che telefono.
Le molteplici iniziative di lettura e di giuoco per i bambini, le tante manifestazioni musicali capaci di unire in una sola voce e un solo suono le tante voci e i tanti suoni da ogni parte d’Italia e del mondo.
Gli esempi di avvicinamento sociale durante e dopo il lock-down sono innumerevoli. Ma l’adozione dei termini distanziamento sociale, invece di distanziamento fisico, è sempre continuata senza alcun discernimento.
Nel Dpcm sulle riaperture firmato poche ore fa dal presidente del Consiglio è scritto perfino che “le persone con disabilità motorie … con necessità di supporto, possono ridurre il ‘distanziamento sociale’ con i propri accompagnatori”. Per un certo periodo si è parlato di “distanziamento sociale” anche per la ripresa della celebrazione eucaristica pubblica; quasi una bestemmia.
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