Non profit

Gli amici in redazione

Tutte le organizzazioni hanno una precisa strategia di comunicazione e sanno come scegliere i giornalisti "giusti" e i media più sensibili per far veicolare le notizie.

di Redazione

Uffici stampa super organizzati, mass media e giornalisti ?schedati? in archivi elettronici, free lance e professionisti delle public relations prenotati per le grandi occasioni. Signore e signori, ecco a voi il Terzo settore del 2000. Sempre meno approssimativo, disorganizzato, incapace di comunicare, alla faccia degli stereotipi. A svelare il nuovo volto del non profit italiano, percentuale su percentuale, è la ricerca ?Terzo settore, mass media e relazioni esterne? realizzata dalla cooperativa sociale Vita Comunicazione. Che ha selezionato 96 tra le più grandi organizzazioni non profit nazionali impegnate in campo socio sanitario, cooperativo, educativo, di tutela dell?ambiente e dei diritti umani e, con un fitto questionario ne ha sondato le strutture, gli strumenti e i canali di comunicazione che usano per raccontare ciò che fanno. I risultati? Il Terzo settore comunica, eccome. Degli enti interpellati, il 100% dichiara di aver adottato una precisa strategia di comunicazione con i media, e l?80% la svolge con continuità. A decidere quali notizie dare e come farlo sono, nell?78% dei casi, veri e propri Uffici stampa all?interno dell?organizzazione o, per il 22% degli intervistati, free lance e professionisti delle public relations. Che la comunicazione si organizzi dentro o fuori dall?ente non profit, a occuparsene sono comunque quasi sempre tre persone. Due invece i target principali da esse contattati nel 65% dei casi utilizzando come fonte l?Agenda del giornalista: tutti i mass media generalisti nel 75% dei casi e solo i giornalisti conosciuti di persona per il restante 22% degli intervistati. Ma quali sono i giornali e le televisioni italiane più disponibili a ricevere e pubblicare notizie del Terzo Settore? Gli intervistati non hanno dubbi e stilano una classifica dettagliata dei loro media del cuore. Sul gradino più alto del podio, con il 13% dei consensi, sale Avvenire, secondi a pari merito con una percentuale del 12% si piazzano Repubblica e Vita. Mentre a qualche lunghezza di distanza, seguono, nell?ordine, Donna Moderna (8%), Manifesto (8%), Corriere della Sera (6%), Il Giorno (6%), Il Salvagente (5%), Sir (5%), La Stampa (5%), stampa diocesana (5%), TG3 (3%), altro (12%). In fatto di relazioni con i media, insomma, il non profit diventa sempre più capace, attivo ed esigente: prova ne sia che l?85% degli intervistati è ormai in grado di redigere autonomamente servizi informativi e giornalistici pronti per la pubblicazione. Si tratta di organizzazioni non profit di grande dimensioni e a carattere nazionale, certo, ma il principio vale anche per le piccole realtà. Comunicare bene ?paga?, soprattutto in termini di visibilità e trasparenza verso il ?mercato? dei donatori, degli sponsor, dei possibili dipendenti e naturalmente anche dei volontari. Se il 100% delle grandi organizzazioni del non profit ha già provveduto a strutturare e pianificare la comunicazione verso i media, rimane comunque ancora parecchio da fare perché il Terzo settore diventi un ottimo ?PR? di se stesso. Soltanto il 70% degli enti intervistati, infatti, ha dichiarato di avere un ufficio che si occupa di gestire i sui rapporti con enti locali, donatori, sindacati e, in generale con la comunità. Con gli uffici di relazioni esterne di imprese ed enti pubblici per il momento trattano infatti, rispettivamente, solo il 57% e il 47% delle organizzazioni non profit italiane.


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