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Infortuni sul lavoro: dopo 25 anni torna il segno più

Il presidente Franco Bettoni commenta l'incremento dello 0,7% delle denunce di infortunio sul lavoro che emerge dalla presentazione della relazione annuale dell'Inail. «Plaudiamo all'impegno Inail» ha commentato «ma preoccupa l'arresto del calo infortuni sul lavoro che emerge dal rapporto»

di Redazione

Preoccupazione. È quella che esprime il presidente nazionale di Anmil (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro) alla presentazione della Relazione annuale 2016 dell’Inail che si è tenuta questa mattina nella Sala della Lupa a Montecitorio. «È l’incremento dello 0,7% delle denunce di infortunio sul lavoro, passate dai 637.144 casi del 2015 ai 641.345 del 2016, con una crescita di circa 4.200 unità, il dato che ci ha maggiormente colpito». Il presidente di Anmil spiega che «sebbene si tratti di una crescita di per sé apparentemente modesta, quasi marginale rispetto all’entità del fenomeno, quello che preoccupa è che nella serie storica contrassegnata da saldi annuali negativi da circa 25 anni, compare per la prima volta il segno “+”»

In questi ultimi decenni il fenomeno infortunistico aveva mostrato una costante tendenza alla diminuzione che era iniziata già nei primi anni '90, quando si contavano circa 1,2 milioni di infortuni e quasi 2.500 morti sul lavoro l’anno.
Da allora, ogni anno, ci sono stati sempre meno infortuni e meno morti sul lavoro. Questa tendenza virtuosa si è poi ulteriormente e particolarmente accentuata a partire dal 2008 per protrarsi, con ritmi molto intensi, fino a qualche anno fa.
Sono gli anni in cui il Paese ha attraversato una profonda crisi economica e al favorevole trend infortunistico già in atto si è sommato il calo della produzione e del monte-lavoro (sia in termini di occupati che di ore lavorate) che ha comportato una parallela contrazione dell’esposizione al rischio e quindi degli infortuni stessi.

Ma già a partire dal 2012 (forse l’anno terminale della lunga crisi economica) – si legge in una nota di Anmil – il calo del numero degli infortuni ha cominciato a mostrare segnali significativi di un progressivo rallentamento (da -8,8% del 2012 a – 6,8% nel 2013, a -4,5% nel 2014, a -4,0% nel 2015 per finire, appunto, con il +0,7 del 2016) e oggi si è completamente arrestato.
Anche questo inizio del 2017 sembra, peraltro, confermarsi sulla stessa linea, pur se in misura più contenuta: nel primo quadrimestre di quest’anno si è registrato, infatti, un aumento delle denunce degli infortuni dello 0,2% rispetto allo stesso periodo del 2016.

«Tornando sinteticamente al quadro statistico disegnato dalla Relazione Inail 2016 risulta che la crescita degli infortuni ha interessato, anche se in misura modesta, sia gli infortuni occorsi “in occasione di lavoro” (+0,3%) sia quelli “in itinere” (+2,5%), laddove peraltro è stata più consistente la componente femminile (+1,4%) rispetto a quella maschile (+0,3%) ed ha riguardato soltanto l’Industria e i Servizi (+1,4%), mentre l’Agricoltura ha proseguito nella sua flessione ormai storica (-4,9%) e il Conto Stato segna un calo dello 0,8%», aggiunge il presidente Bettoni -.

Dal punto di vista territoriale la situazione appare articolata: la crescita degli infortuni si è concentrata soprattutto nelle Isole (+4,4%), al Sud (+2,0%) e al Nord-Est (+1,4%), mentre risultano in leggero calo il Centro (-0,7%) e il Nord-Ovest (-0,5%).

«Fortunatamente c’è anche una buona notizia che proviene dal fronte delle morti sul lavoro» continua il presidente di Anmil riferendosi la fatto che nel 2016 le denunce di incidenti mortali hanno fatto registrare un calo molto sostanzioso pari a -14,2% (dai 1.286 casi del 2015 ai 1.104 del 2016): «in pratica un risparmio di 182 vite umane. E questo è un fatto certamente molto positivo, soprattutto perché arriva dopo il risultato molto negativo dell’anno precedente: infatti, nel 2015 aveva destato forte preoccupazione la crescita di quasi il 10% (115 decessi in più) rispetto al 2014».

Il calo dei decessi nel 2016 è stato consistente sia per gli infortuni in “occasione di lavoro” (passati dai 965 casi del 2015 agli 816 del 2016) che per quelli “in itinere” (da 321 casi a 288), un calo che, per ora, sembra proseguire, seppure in misura minore, anche nel 2017 (-3,3 nel primo quadrimestre).

Per quanto riguarda, infine, le Malattie professionali, le denunce protocollate dall’Inail nel 2016 sono state circa 60mila (circa 1.300 in più del 2015), con un aumento del 2,3% rispetto all’anno precedente e di circa il 30% rispetto al 2012.

Prosegue anche nel 2016, ma a ritmi sempre più contenuti, la crescita delle denunce di tecnopatie cui stiamo assistendo ormai da molti anni sulla scia dell’emanazione nel 2008 della nuova “Tabella delle malattie professionali” che aveva inserito le varie patologie del sistema osteo-muscolare che, anche per quest’anno, rappresentano i due terzi del totale delle denunce.

La buona notizia è che sono stati in netto calo nel 2016 i lavoratori deceduti con riconoscimento di malattia professionale: 1.297 rispetto ai 1.659 del 2015 e ai 1.913 del 2012.

«Noi dell’Anmil, che da oltre 70 anni siamo impegnati sul fronte della tutela e della sicurezza dei lavoratori alla luce dell’andamento poco incoraggiante dei dati infortunistici di questi ultimi anni, dobbiamo constatare con amarezza che non siamo riusciti ancora ad assestare un colpo drastico e definitivo per l’abbattimento di un fenomeno che pesa sulle nostre coscienze come sulla nostra economia perché gli infortuni sul lavoro nel 2016 hanno inoltre causato circa 11 milioni di giornate perdute» conclude Bettoni. «Ma allo stesso tempo, riteniamo che proprio in questi momenti bisogna moltiplicare gli sforzi per diffondere ovunque quella cultura della sicurezza che da sempre andiamo predicando e che si può raggiungere investendo su azioni concrete e continue di informazione, formazione e sensibilizzazione. Ma a queste azioni va affiancata, senza remore e indugi, una capillare e rigorosa attività di ispezione e di controllo per contrastare quelle forme diffuse di inciviltà e di illegalità (come il caporalato, lo sfruttamento, il 'lavoro nero' ecc.) ancora presenti in vaste aree del Paese. Come ci ha ricordato il Presidente dell’Inail nella sua presentazione della Relazione annuale, ben l’87,6% delle 20.876 aziende ispezionate nel 2016, sono risultate irregolari e sono stati regolarizzati circa 58.000 lavoratori, di cui 53.000 irregolari e 5.000 completamente in nero».

In apertura foto di Guihlerme Cunha/Unsplash

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