Non profit
La RAI si metta al servizio del 5 per mille
Finora il servizio pubblico non ha mai fatto una vera e propria campagna promozionale per informare i contribuenti: in un momento come questo in cui molti enti hanno grossi problemi finanziari sarebbe fondamentale convincere chi ancora non aderisce a questa misura di sussidiarietà fiscale». L'intervento del presidente di Terzjus - Osservatorio sul Terzo settore, la filantropia e l’impresa sociale ed ex sottosegretario al Welfare
di Luigi Bobba
Nel suo linguaggio immaginifico, Giuseppe De Rita – fondatore e presidente onorario del Censis – ha colto nel segno. Siamo arrivati – ha detto – “a statalizzare il flusso delle beneficenze private – con un chiaro riferimento alla informazione della RAI che indirizza le donazioni dei contribuenti unicamente alla Protezione civile. E al fatto che le stesse donazioni, almeno per l'anno 2020, godranno dello medesime detrazioni fiscali previste per gli enti del Terzo settore. Ora, in tempi di emergenza, ogni iniziativa non può che essere benvenuta. Ma, secondo quanto si apprende dai risultati una survey di Italia non profit, gli enti del Terzo settore hanno conosciuto in questi mesi una significativa riduzione del flusso delle erogazioni liberali da parte dei cittadini. Cosicché non poche attività ed opere sociali sono entrate in forte difficoltà con una riduzione dei servizi destinati ai soggetti più vulnerabili.
Ora, per evitare questo effetto di spiazzamento e sopperire a questo affanno, suggerisco procedere in due direzioni. Innanzitutto – visto che le Commissioni competenti di Camera e Senato hanno espresso i prescritti pareri entro la fine di aprile – il Presidente del Consiglio provveda ad emanare con sollecitudine il Dpcm di riforma del 5 per 1000 che contiene una norma che consente di anticipare anche le somme dovute per l'anno finanziario 2019. Così, entro pochi mesi, gli enti accreditati potranno ricevere sia i 500 milioni relativi al 2018 , sia gli importi dovuti per il 2019. Una bella boccata di ossigeno in tempi di ristrettezze finanziare e di bisogni crescenti. Per di più,con le nuove norme, dal prossimo anno il tempo di attesa per gli enti beneficiari sarà ridotto dagli attuali due anni, ad un solo anno. Per intenderci,nel prossimo 2021 saranno pagate le opzioni del 5 per 1000 che i contribuenti avranno effettuato in questo 2020.
C'e' una seconda iniziativa ancora più importante. La RAI lanci una campagna promozionale sul 5 per 1000 in coincidenza con l'arco temporale entro cui i contribuenti possono effettuare la loro dichiarazione dei redditi , ovvero da ora a fine settembre. Infatti, solo poco più del 50% dei contribuenti con tassazione positiva – pari a circa 16,5 milioni – esercita tale facoltà. Tra il 2013 e il 2014 vi fu una consistente impennata, ma da allora il trend si è assestato tra i 15 e poco piu' dei 16 milioni .
Ora, perché la RAI non racconta in modo coinvolgente le attività e le opere realizzate e sostenute mediante le risorse del 5 per 1000? Non mi risulta che, nonostante la nascita dell'istituto risalga al 2006, la RAI abbia mai fatto una vera e propria campagna promozionale per informare e persuadere quei contribuenti che non hanno ancora esercitato tale facoltà. E proprio per non assecondare la deriva dello statalismo dell'emergenza denunciata da De Rita, sarebbe necessario che tale campagna presentasse due caratteri ben delineati: invitare, in primo luogo, i contribuenti a indicare esplicitamente sul 730 il codice fiscale del beneficiario anziché limitarsi a barrare una generica finalità. Tale opzione corrisponde in modo coerente al principio di sussidiarietà fiscale a cui è ispirato l'istituto del 5 per 1000. Ovvero è il cittadino stesso , e non lo stato, che decide a chi va destinata una quota delle tasse dovute.
In secondo luogo, la RAI caratterizzi la sua campagna in modo da valorizzare prioritariamente gli enti del Terzo settore che oggi ,proprio perche' piu' numerosi e piu' piccoli, ricevono in media per ciascuno poco piu' di 7000 euro, a fronte dei circa 133.000 in media per gli enti della ricerca scientifica e dei 647.000 per quelli che operano in sanità. Il reticolo di queste migliaia di piccole realtà molto ben radicate nelle nostre comunità locali, rischia di essere penalizzato solo perche' il loro lavoro è più invisibile e loro capacità di comunicazione piu limitata. Ma il loro contributo è altrettanto prezioso e merita di essere sostenuto dalla RAI in quanto servizio pubblico. Pertanto, il Tavolo tecnico della RAI per il Sociale, – opportunamente costituito in questa fase di emergenza – consideri questa possibilità e metta rapidamente in programmazione una specifica campagna per sostenere la diffusione del 5 per 1000. Se tanti contribuenti decideranno di scrivere il codice fiscale dell' ente a cui intendono destinare il loro 5 per 1000, emergera' sicuramente la necessita di accrescere la dotazione del fondo, fissata dal dal 2016, a 500 milioni e in questi ultimi tre anni interamente ( o quasi) impegnata. Un problema per il Governo , ma una buona notizia per le tante opere di solidarieta' e di inclusione sociale.
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