Volontariato
Il futuro di Avis tra Riforma del Terzo Settore e giovani
Alberto Argentoni, veneto di 58 anni, è il nuovo presidente nazionale dell’associazione. «Sono donatore da 40 anni e ho fatto tutta la trafila interna prima di arrivare alla presidenza. Abbiamo un mandato chiaro e preciso che ci è stato consegnato dai nostri presidenti regionali». L’intervista
58 anni, veneto di Eraclea, medico di base sposato con un’insegnante e padre di due figli. È Alberto Argentoni, il nuovo presidente nazionale di Avis eletto a San Donato Milanese durante la riunione di insediamento del nuovo Consiglio Nazionale per il quadriennio 2017-2021. Il Consiglio Nazionale ha anche votato il nuovo Comitato esecutivo, vicepresidente vicario, Michael Tizza, il vicepresidente Pasquale Pecora il segretario generale, Claudia Firenze e il tesoriere Giorgio Dulio. Del Comitato esecutivo fanno parte anche Tiziano Gamba, Giovanni Magara, Domenico Nisticò e Alice Simonetti. Argentoni succede a Vincenzo Saturni, medico trasfusionista varesino che ha guidato l’Associazione dal 2009 al 2017. «Quest’anno sono 40 anni che dono sangue. La prima volta sono andato con mio padre, poi ho fatto tutto il percorso associativo», ci racconta.
Lei arriva alla massima carica dell’associazione dopo una vita in Avis…
Si. Sono stato dirigente comunale a vicepresidente e presidente provinciale, poi sono diventato vicepresidente e presidente regionale in Veneto. Per finire con la vice presidenza e oggi la presidenza nazionale. Ma ho cominciato con le cose più semplici e basilari. Con l’attacchinaggio e il servizio alle nostre feste. Ho fatto, insomma tutta la trafila. Questo è il modo di vivere la nostra associazione. Una realtà che ha bisogno di tante cose oltre alle donazioni di sangue.
Un curriculum grazie a cui conosce fino in fondo la realtà Avis…
Se ragioniamo sui grandi temi, che possono essere anche quelli dell’attività routinaria e quotidiana certamente. Però siamo un’associazione con quasi 3400 sezioni che vivono problematiche diverse e peculiari. Difficile poter dire di conoscere veramente tutto.
Quali le linee guida della sua presidenza?
Abbiamo avuto da parte dei nostri presidente regionali, che sono ventuno perché annoverano anche la sezione Svizzera, un mandato intorno ad obbiettivi importanti che hanno a che vedere con la nostra attività associativa interna e con i rapporti istituzionali esterni.
Può essere più preciso?
Diciamo che vorremmo far accrescere nel prossimo futuro la partecipazione alla vita di Avis e la condivisione tra le Avis regionali e quella nazionale. L’obbiettivo è di dare risposte sempre più puntuali rispetto a tematiche più interne, come la formazione, ed esterne come la collaborazione con le istituzioni sanitarie. Insieme a questo c’è la volontà di essere protagonisti sulla riforma del Terzo Settore che ci vede nel ruolo di volontari ma con la peculiarità di fornire anche servizi di rilevanza pubblica, com’è appunto la raccolta del sangue.
Recentemente si è parlato di un problema giovani in relazione alle donazioni. È in agenda?
Si il tema giovani è in agenda. Questo esecutivo per questo porta con sé due ragazzi della consulta nazionale giovani. È chiaro che è un tema importante. Abbiamo sia la criticità della promozione del dono con una comunicazione più moderna che il tema della fidelizzazione. Ma vorrei sottolineare che abbiamo un tournover del 10% nell’arco di un anno.
Cosa vuol dire?
Che su 100 donatori ogni anno ne escono 10 per anzianità che vengono sostituiti da 10 nuovi giovani. Non è affatto poco se si tiene conto che siamo un milione e 300mila. Un dato che testimonia la bontà della strada che stiamo perseguendo. I nostri sforzi insomma non sono irrilevanti. Ma certamente si può fare meglio, soprattutto lavorando alla loro fidelizzazione. In Italia abbiamo il record del 70% dei donatori periodici. In molti altri paesi hanno più donatori molto giovani ma che donano poco e per poco. Dobbiamo partire da questo.
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