Famiglia

Quei prof. poco astratti

I 15 anni di Telefono Azzurro. Bologna, 1987. Per la prima volta in Italia un’associazione nasce da un progetto universitario per prevenire i disagi dei minori

di Riccardo Bonacina

Se qualcuno si deciderà, finalmente, a raccontare con qualche scientificità la storia dell?associazionismo in questo Paese e la sua evoluzione negli ultimi vent?anni, dovrà porre attenzione a quel che capitò a Bologna nel 1987. In quell?anno, nella più antica università del mondo, tra giovani assistenti e più famosi professori, prese forma e forza l?idea di un?associazione per la promozione dei diritti dei minori, innanzitutto attraverso il loro ascolto. Per una volta un gruppo di docenti italiani invece di regalarci un?associazione di ex alunni, tentò un grande progetto sociale e provò a dar corpo e forma a una vera associazione di volontariato. Correva l?8 giugno quando, in uno spoglio appartamento di via Massala, il gruppo di giovani prof, qualche amico e un avvocato attendevano il primo squillo dai due telefoni a disposizione di Telefono Azzurro, al suo primo giorno di vita. Uno per terra e l?altro su una sedia. Questo il gruppo: Ernesto Caffo, tra i fondatori e oggi presidente di Telefono Azzurro, aveva allora 37 anni ed era già docente di neuropsichiatria infantile, con lui Roberto Farné, giovane pedagogista, la complicità di un decano della psicologia italiana e direttore del dipartimento a Bologna, Renzo Canestrari, e del direttore del dipartimento di pedagogia, Piero Bertolini, il coinvolgimento di un grande giurista come Alfredo Carlo Moro. Telefono Azzurro nasceva così, dall?intuizione di un gruppo di giovani prof bolognesi convinti che il crescente disagio dei minori in una società sempre più ricca come quella italiana, necessitava di strumenti che permettessero di conoscere, comprendere e perciò ascoltare la gamma di esigenze e di bisogni dei bambini. Il gruppo di giovani studiosi aveva preso molto sul serio l?invito di Donald Cohen, psichiatra infantile della Yale School of Medicine, che diventerà poi amico dell?associazione, che sosteneva come «la precoce evidenziazione delle difficoltà è molto più utile ed efficace, per il bambino, del tentativo di rimediare a una situazione negativa che si protrae da troppo tempo». Oggi Telefono Azzurro ha 7 sedi, un grande call center, 30 linee telefoniche con 40 operatori (1.400 telefonate al giorno), 400 volontari, una casa d?accoglienza residenziale, la certificazione di qualità sui servizi. Ma nel suo dna resta la convinzione originaria di quel gruppo di prof che ci ha insegnato che il primo diritto di un bambino, anche di quello più normale e felice, è quello di essere ascoltato, prima che a parlare siano le sue patologie e i suoi disagi.


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