Salute

Avis: I giovani non donano più il sangue? No, semplicemente sono meno

Il presidente nazionale Vincenzo Saturni smonta il caso della fascia dei 18-35enni accusati di essere lontani dal mondo delle donazioni. «La percentuale di donatori è sempre uguale. Solo che si è ristretto il bacino d’utenza». E sui presunti sprechi: «Stiamo parlando di poco più dell’1% del totale»

di Lorenzo Maria Alvaro

Il 14 giugno (domani) ricorre la Giornata del donatore di sangue. Nel ricordare l’anniversario però alcuni giornali hanno sottolineato come stia emergendo un dato preoccupante: su un milione e 700mila donatori, i giovani scarseggiano. Dato che confermerebbe come non ci sia ricambio generazionale dei donatori volontari rappresentati in larga parte dai 45-60enni e pochissimo dai 18-35enni. Ne abbiamo parlato con il presidente nazionale di Avis, Vincenzo Saturni.




È vero il dato secondo cui i giovani disposti a donare il sangue sono sempre meno?
Sì è certamente vero. Ma è un dato collegato con l’andamento demografico della popolazione. Se si fanno paragoni per decenni fino a poco tempo fa il numero dei giovani era maggiore rispetto agli ultimi anni. Su questo non si discute. Ma è anche vero che la nostra capacità di incidere è rimasta invariata. In sostanza la percentuale è sempre uguale. Ad essersi ristretto è il bacino dei giovani. Sono i giovani ad essere di meno non i donatori.

Quindi la risposta dei giovani è invariata?
Non solo. Abbiamo visto che dove abbiamo messo in atto progetti dedicati ai giovani, a partire dalle scuole, la risposta è buona e migliore del pasato. Quindi non c’è una mancanza di volontà. Dipende tutto dalla nostra capacità di cogliere la loro disponibilità, di andargli incontro.

Si dice anche che siano meno fedeli del passato nell’impegno. È vero?
Si è vero. Ma anche qui il dato va contestualizzato

Si spieghi…
Secondo le nostre analisi siamo noi che non riusciamo a far sì che loro proseguano nell’impegno perché non siamo riusciti ancora ad adeguarci alla cresciuta mobilità sia dal punto di vista professionale che del mondo degli sudi. Basti pensare agli erasmus per capire a cosa ci si riferisce. La donazione di sangue richiede una periodicità molto costante. Ecco perché il grosso dei donatori è nella fascia tra i 35 e i 55. È il periodo della vita che coincide con più stabilità e possibilità di organizzarsi a lungo termine.

Un altro dato allarmante riguarda lo spreco di sacche di sangue. Secondo i dati nel 2016 sarebbero state eliminate 36.278 unità di globuli rossi. Un numero importante…
Calma. Teniamo conto che parliamo di un complessivo di oltre 3 milioni di unità. Significa che si è sprecato meno dell’1% del totale. Questo però non significa che non si debba riflettere sul dato per provare a fare meglio.

Come si riduce lo spreco?
Con la programmazione. Noi come sosteniamo che la donazione in quanto tale è volontaria e spontanea però siccome sia ha a che fare con un tessuto vivo che ha una durata massima di 42 giorni è ovvio che bisogna concordare con le strutture ospedaliere un programma in modo che il sangue ci sia quando necessario e si limitino gli sprechi. Noi promuoviamo una donazione periodica, responsabile e programmata.

Cosa intende per programmata? Come si programmano le donazioni?
Intendo il sistema di chiamata programmata, Abbiamo appena presentato delle linee guida nazionale al riguardo. Significa che chiamiamo noi i volontari quand’è il momento. Come ad esempio adesso con l’arrivo del caldo. Ricordatevi di donare.

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