Cultura

Blue Whale, Le Iene e una bufala conclamata

La “iena” Matteo Viviani, che aveva curato un servizio sul misterioso “gioco” nato in Russia che porterebbe al suicidio ragazzi giovanissimi, ha ammesso di aver inserito nel suo lavoro video falsi. Ma ha difeso la sua scelta in nome della sensibilizzazione. Ma siamo sicuri che sia questo il risultato ottenuto?

di Lorenzo Maria Alvaro

In un’intervista rilasciata a Selvaggia Lucarelli sul Il Fatto Quotidiano, l’inviato delle Iene Matteo Viviani ha ammesso di aver inserito dei video falsi nel servizio in cui ha raccontato “Blue Whale”, il “gioco” nato in Russia che attraverso la rete avrebbe spinto diversi adolescenti al suicidio in tutta Europa.

Vita.it a suo tempo aveva sottolineato come ci fosse una forte probabilità che si trattasse di una fake news.

A far saltare il banco è stata la pagina Facebook “Alici come prima”, scoprendo che alcuni dei video che mostravano suicidi di adolescenti mostrati dalle Iene non possono essere collegati a Blue Whale: uno per esempio è stato girato in Cina (il servizio diceva che era stato girato in Russia), un altro risale al 2010, prima che il presunto fenomeno cominciasse, e un altro ancora ha molti elementi che fanno pensare si tratti di un falso.

Non solo: nel servizio si citava anche un adolescente di Livorno che secondo le Iene si era suicidato lo scorso marzo per Blue Whale. Lucarelli ha fatto notare che non fu quello il motivo, ma Viviani dice che le Iene avevano specificato che quella era la versione di un suo amico.



Certo Viviani ha fatto qualcosa che dal punto di vista giornalistico è di una gravità assoluta. Costruire prove o contraffarle artatamente per sostenere una tesi è contro ogni regola deontologica ed etica. Lascia dunque molto perpelssi quello che la iena ha dichiarato con tanta tranquillità: si non ho controllato il materiale, si ho ad arte montato un servizio basato su prove non vere ma «erano comunque immagini esplicative di quello di cui parlava il servizio» e «era solo il punto di partenza, cambiava qualcosa se mettevo una voce fuori campo di 4 secondi in cui dicevo che quei video non erano collegati al Blue Whale?».

A Viviani non sfiora mai il dubbio che se quel materiale è farlocco lo possa o debba essere anche la notizia. Ma il fatto più incredibile è che per lui in qualche modo divulgare quel materiale sia conderabile servizio pubblico, un dovere insomma. Lo si intuisce quando lui stesso afferma che «cercare le debolezze nel servizio o certi titoli tipo “Le Iene incastrate nella loro falsità dal web” abbassano l’allerta su questo fenomeno».

Cercando di superare l'imbarazzo del non saper come incasellare il programma tv Le Iene, nel senso che, un po' come capita per Striscia la Notizia, è una proposta di taglio satirico e non ha o non dovrebbe avere l'autorevolezza di fonte giornalistica, siamo sicuri che la scelta di Viviani abbia sensibilizzato, quindi informato e fatto prevenzione, sulla questione Blue Whale (che lo sottolineao di nuovo non si sa neanche se esista)?

Guardando Google Trends risulta evidente come negli ultimi cinque anni l'attenzione sul fenomeno abbia un picco incredibile proprio in concomitanza e dopo il 10 maggio, data della messa in onda del servizio di Viviani.


Picco che ha naturalmente riguardato in primo luogo proprio l'Italia


Quindi l'attenzione certamente è stata portata sull'argomento: ma la sensibilizzazione?

Tra questo boom di ricerche certamente ci saranno tanti curiosi o genitori preoccupati. Ma quanti sono invece i ragazzi con problemi che hanno cercato informazioni per altri motivi?

Secondo l’Associazione Internazionale di Prevenzione dei Suicidi (IASP), che basa le sue affermazioni sui dati più aggiornati a disposizione del 2012, nel mondo si suicidano circa 800mila persone ogni anno (ma i tentativi di suicidio sono ancora più alti). Si uccide una persona ogni quaranta secondi. Ed, soprattutto, è la seconda causa di morte tra le persone di età compresa tra i 15 e i 29 anni.

A questo si deve aggiungere che stando agli studi di diversi enti tra cui Harvard School of Public Health, World Economic Forum, Ipsad e European Journal of Neuropsychopharmacology da una parte sono in crescita esponenziale i disturbi mentali nei Paesi ad alto reddito, dall’altra cresce a ritmo vertiginoso l’uso di psicofarmaci (sia antidepressivi che ansiolitici). In Usa, Gran Bretagna, Germania, Danimarca e Olanda è aumentato del 40% in sette anni, tra il 2009 al 2016.

Nel video di Viviani però, a parte una pruriginosa e sensazionalistica narrazione condita con video shock, nessuno si premura di indicare indirizzi o soluzioni per aiutare chi dovesse essere in difficoltà come Telefono Azzurro e il suo servizio di sostegno.

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