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Intervista a Johan Galtung. Come sciogliere i nodi del Kashmir
La crisi asiatica Tra i maggiori esperti di diritti umani, aveva trovato unuscita per il contenzioso tra India e Pakistan. accettata da tutte due. Qui ce ne parla
Se avessero ascoltato her Galtung, India e Pakistan non sarebbero sull?orlo di una guerra. Johan Galtung, norvegese, 72 anni, è uno dei maggiori esperti al mondo di diritti umani e risoluzione non violenta dei conflitti, è stato visiting professor in 30 università di tutto il mondo, ha al suo attivo 70 libri, nel ?93 ha fondato un?organizzazione, Transcend (www.transcend.org), con cui presta consulenza ai governi in conflitto nel tentativo di trovare delle soluzioni non violente. Prima come studioso poi come consulente si è occupato dei principali conflitti che hanno segnato la storia degli ultimi 50 anni: dal Medio Oriente ai conflitti africani, a quelli del Sud America e dell?Asia occidentale.
Vita: Come si risolve la questione del Kashmir?
Johan Galtung: La situazione del Kashmir presenta degli aspetti in comune a quella che fino a qualche tempo fa era la situazione nel Nord Irlanda. La regione è contesa da oltre 50 anni, subito dopo l?indipendenza e la costituzione dei due Stati: quello indiano e quello pakistano. L?Assemblea generale dell?Onu approvò una risoluzione con la quale invitava l?India a indire un referendum per permettere agli abitanti di decidere il loro destino politico amministrativo, ma questa soluzione non è stata mai accolta dai governi indiani. Nell?area ci sono quattro zone: Azad, in cui prevalgono posizioni filopakistane; Ladak, in cui vi è una forte maggioranza buddista; Jammu, in cui numericamente prevalgono gli hindù; e la zona più ?calda?, quella della valle Srinagar. Per metter fine a questa situazione che rischia di esplodere, si potrebbe far ricorso alla costituzione di una confederazione sul modello svizzero con una parte, l?Azad, al Pakistan; due, Jammu e Ladak, all?India; e una, quella in cui più violente sono le contrapposizioni, la valle Srinagar, in comunione. Questa soluzione amministrativa funzionerebbe a condizione che venga garantita la libertà di movimento delle persone tra le regioni per favorire i ricongiungimenti familiari.
Vita: Ha avuto modo di presentare questa proposta ai due governi?
Galtung: Sì, un paio di anni fa ho avuto dei colloqui con i ministri degli Esteri dei precedenti governi dei due Paesi. Quella che io avevo loro prospettato è stata diplomaticamente definita ?una soluzione possibile?, un?accettazione condizionata che permise di avvicinare le due parti.
Vita: Perché non è stata realizzata?
Galtung: Dopo questi miei incontri la situazione politica nei due Paesi è cambiata. In India ci sono state le elezioni politiche e in Pakistan un colpo di Stato. I successori hanno più volte dimostrato di non avere la stessa stoffa dei predecessori e non hanno mostrato mai un reale interesse per una risoluzione definitiva e pacifica della questione kashmira.
Vita: Altra zona di conflitto: il Medio Oriente. Come metter fine alle violenze?
Galtung: Credo che la soluzione migliore sia quella di costituire una comunità coinvolgendo cinque Stati: Giordania, Siria, Palestina, Israele ed Egitto, con confini aperti con scambi di acqua, di profughi e con uno Stato palestinese indipendente. In questo contesto l?Onu dovrebbe svolgere un?attività di monitoraggio per 10 anni e Gerusalemme, divisa in due e dotata di autonomia amministrativa, dovrebbe essere la capitale sia dello Stato d?Israele che di quello palestinese. Egitto e Giordania inoltre dovrebbero cedere in concessione per 99 anni una parte del loro territorio alla Palestina, che ha un?estensione territoriale troppo ridotta. I modelli da prendere come riferimento sono tre: l?Europa, i Paesi scandinavi e il Sud-est asiatico, forse quello più similare per la diversità di religioni.
Vita: Sarebbe comunque necessario l?intervento di un mediatore. Ancora gli Usa?
Galtung: No, non funzionerebbero, troppo schierati con Israele. Il mediatore ideale sarebbe l?Ue e il suo ruolo sarebbe quello di svelare i trucchi necessari per realizzare un processo di unificazione comunitaria. La negoziazione bilaterale non funzionerà mai: c?è troppo odio per metro quadrato.
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