Non profit

Laurearsi non profit

La seconda edizione dell’inserto “Laurearsi in profit” che quest’anno si propone come una guida , per chi il 2000 vuole trascorrerlo lavorando nel Terzo settore.

di Francesco Maggio

«I mboccare una strada a breve o a lungo termine? La prima porta in azienda, con un bello stipendio subito, ?titolo inglese? sul biglietto da visita e la quasi matematica certezza di essere ?spremuti? fino ai 35 anni per poi lasciare il posto a cervelli più giovani e brillanti. La seconda nel Terzo settore, è tutta in salita e non è trendy come sembra». È racchiuso in questa semplice battuta del professor Elio Borgonovi, presidente dell?Associazione Scuole di Management, il vero significato della scelta tra profit e non profit e delle pagine che state per leggere. La seconda edizione dell?inserto ?Laurearsi in profit? che quest?anno si propone come una guida dettagliata per chi il 2000 vuole trascorrerlo lavorando nel Terzo settore. E non solo come manager: corsi di formazione sono previsti anche per assistenti sociali professionisti e operatori nel campo dei Beni culturali, dell’assistenza a portatori di handicap o per il recupero di tossicodipendenti. Qualifiche professionali, insomma, per anni ritenute di seconda classe e per cui un ?master? dedicato sembrava impossibile. Cosa è cambiato? A spiegarlo saranno, nelle pagine che seguono, i docenti dei corsi di laurea e di specializzazione in non profit offerti dalle diverse Università italiane. Ma, ricordatevi, il consiglio che Borgonovi affida a ?Vita?: «L?economia civile è dove davvero potrete mettere alla prova conoscenze e capacità manageriali, perché qui nulla è certo e predefinito. Perché è un terreno pieno di sfide ed è qui che l?uomo è veramente considerato come tale».
Fate la vostra scelta, quindi, sfogliando queste pagine. Vi troverete di fronte a opportunità come i master di specializzazione o i diplomi universitari, le cosiddette lauree brevi, che hanno due caratteristiche: durano meno, appunto, del tradizionale corso di laurea del quale, comunque, garantiscono gli insegnamenti fondamentali; e contemperano una significativa interazione con il mondo del lavoro così che la distanza che nelle università italiane di solito separa la teoria dalla pratica viene qui a ridursi considerevolmente. O, addirittura, ad annullarsi del tutto come nel caso dei diplomi in economia delle organizzazioni non profit, nei cui piani di studio è previsto un tirocinio obbligatorio presso aziende non lucrative le quali, a loro volta, esprimono una domanda crescente delle professionalità che questi diplomi formano. Non desta meraviglia, perciò, che a soli tre anni dall?istituzione del primo diploma a Forlì, in molte altre città (Milano, Trento, Roma, Venezia, Torino) sia già possibile ?laurearsi? o specializzarsi in non profit mentre in altre ancora sarà possibile farlo a breve. Al punto che già qualcuno, paventa il rischio che presto possano generarsi dannosi ?doppioni?. Se ne è discusso a lungo pochi giorni fa a Bologna durante il convegno ?La formazione universitaria per la cooperazione e il Terzo settore in Italia?. Una possibile soluzione per scongiurare inutili sovrapposizioni, è stato detto, potrebbe essere quella di creare una sorta di coordinamento, di rete tra le numerose esperienze formative, ciascuna delle quali focalizzata su un aspetto specifico delle diverse ?industrie? che compongono il Terzo settore (arti e beni culturali, servizi di pubblica utilità alla persona, difesa dei diritti civili, ricerca scientifica, sanità, ecc.). L?approdo finale, poi, di un simile percorso dovrebbe essere quello di giungere alla definizione di un ?marchio di qualità? della formazione del non profit al fine di permettere agli operatori del settore, e a chi aspira a diventarlo, una maggiore consapevolezza nella scelta. Il numero dei diplomi e dei corsi di perfezionamento, infatti, aumenta e con essi l?esigenza di saperne di più. In queste pagine troverete un?ampia selezione di ciò che oggi offre il mercato della formazione al non profit. Costi di iscrizione, tasse di frequenza, durata dei corsi, target dei destinatari, opportunità occupazionali, didattica, numeri di telefono e molto altro ancora. Una guida che se dedica molto spazio alle agenzie formative universitarie, non vuole però dimenticare le altre occasioni di formazione al non profit e ai lavori sociali offerte da istituti privati o centri di didattici altamente qualificati rivolti, per esempio, a operatori sociali che ?semplicemente? aspirano a migliorare ulteriormente la qualità del loro lavoro. Se infatti cresce la domanda di manager e quadri nelle organizzazioni non profit, non bisogna scordarsi che la spina dorsale del Terzo settore sono e rimangono figure professionali come le loro. Buona lettura.

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