Formazione

Figli sempre online, senza controllo: il web non ci fa più paura?

«La trasformazione digitale che attendevamo è avvenuta all’improvviso, da un giorno all’altro. Ora non è possibile starne fuori. Il 73% dei ragazzi ha più che raddoppiato il tempo online ma paradossalmente il controllo degli adulti è diminuito», dice Ivano Zoppi. Dalle sfide social alle foto intime che il non vedersi da settimane rende più facili... ecco una guida per i genitori

di Sara De Carli

Il 73% dei ragazzi ha raddoppiato se non triplicato il tempo che passa online, arrivando anche a 9-10 ore al giorno. Per avere visibilità, anche dal chiuso delle loro camere, le sfide social si moltiplicano: l’ultima è quella di mangiare sale direttamente dalla confezione. Fra i più grandi, il fatto di non vedersi con il fidanzatino da tanto tempo, sta portando ad abbassare la barriere e a condividere immagini intime, anche da parte di ragazze che in tempi pre-Covid19 non lo avrebbero mai fatto. «La trasformazione digitale che attendevamo è avvenuta all’improvviso, da un giorno all’altro. Ora non è possibile starne fuori», dice Ivano Zoppi, esperto di bullismo, cyberbullismo, sexting e bullismo sessuale, presidente di Pepita onlus e segretario generale di Fondazione Carolina. Come sempre non è questione di bianco o nero. In queste settimane i nostri figli ci hanno sorpreso, hanno dimostrato di aver compreso la situazione, si preoccupano dei nonni e stanno alle regole. Il digitale lo hanno usato al meglio: per studiare a distanza, per rimanere vicino agli amici, per svagarsi tra serie tv e giochi. «Ma noi adulti dobbiamo fare la nostra parte, riprendendoci il ruolo educativo e accompagnando i nostri ragazzi, perché se è vero che le ore di utilizzo dell’online sono aumentate esponenzialmente, paradossalmente c’è meno controllo», dice Zoppi. Pepita Onlus, con Fondazione Carolina, ha realizzato una guida per i genitori (in allegato), per raccontare ciò che è importante conoscere della vita dei nostri figli online: i luoghi online che frequentano, i rischi che possono incontrare, come porsi con loro, la normativa italiana e le leggi che tutelano la vita online, gli strumenti di protezione online.

Che è successo?
Il 21 febbraio è una data che ricorderemo, perché ha drasticamente cambiato il nostro quotidiano e ha inaspettatamente scritto una pagina di storia della nostra nazione. Il Covid-19 ci ha gradualmente costretti a rivedere le nostre abitudini. A fronte di questa emergenza che ha sconvolto ritmi, relazioni familiari, scolastiche e lavorative, la tecnologia ha assunto un ruolo cruciale nella didattica, nell’informazione e nella sfera sociale. Sono cadute tante restrizioni, tutti i nostri figli passano – come noi – molte ore lì, per studiare, per giocare, per passare il tempo, per incontrare gli amici, per tenere il filo della relazione con i nonni. Ci è scoppiata la bomba in mano, il Covid19 ci ha costretto a rinchiuderci e paradossalmente ci ha allargati sul mondo. Le ore di utilizzo e fruizione dell’online sono aumentate esponenzialmente, ma senza controllo. Il 73% ragazzi ha duplicato o triplicato le ore in cui stanno connessi, arrivando anche 9-10 ore al giorno, ma paradossalmente c’è meno controllo, “tanto sei qui” e “io devo lavorare”. Ma che cosa fanno esattamente nelle rete? Il consiglio è quello di cercare di esser un po’ più presenti, che non è controllare, ma dare delle regole.

E che cosa fanno esattamente nelle rete?
I piccoli rischiano di essere vittime, i grandicelli artefici, i fidanzatini che non si vedono da tanto abbassano la bearriera e magari condividono immagini che non avrebbero condiviso in tempi pre-Covid19. Quello che dobbiamo ribadire ai ragazzi è che su internet tutto rimane e tutto è per sempre. Se valeva nel momento vita normale, a maggior ragione deve valere in una vita così come oggi. Senza demonizzazione, ma ricordando che servono regole e una presenza adulta.

Che cos’è “presenza”?
Buone regole e buone prassi. Gli adulti devono dire quello che si può o non si può fare in rete, ricordando di non fare cose che non vorresti fossero fatte a te, mettersi nei panni degli altri che ricevono i messaggi, sapere che le conseguenze ci sono sempre e sulla vita reale: se uno ti scrive un insulto, ti fa male veramente, non virtualmente. Banalità? Empatia e rispetto risolverebbero tre quarti dei problemi. I genitori non devono educare a usare uno strumento ma a vivere un ambiente: il mondo digitale è un ambiente in cui devo esser educato a stare, con le regole.

Ci sono state novità o sorprese in queste settimane?
Direi i gruppi telegram, che prima non erano un fenomeno. In questi gruppi fatti da ragazzi vengono condivise immagini di ragazze senza la loro autorizzazione, quel fenomeno che dicevo prima della fidanzata che invia una foto al suo ragazzo, che le condivide sul gruppo telegram. E le sfide… una prevede il mangiare sale direttamente dalla confezione, oppure c’è quella del postare una foto imbarazzante per un solo giorno, ma in rete nulla è per un giorno soltanto. In quarantena il bisogno di apparire, di farsi riconoscere… porta a spostare asticella a fare cose su cui dovremmo riflettere di più. La pubblicazione è onlife, aggiungeremo un social nuovo o un fenomeno nuovo che è necessario spiegare.

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