Non profit
Sport dilettantistico, un mondo a rischio collasso
Un comparto che impegna 480mila operatori e 95mila realtà e che da un mese, a causa del coronavirus, è totalmente fermo. Senza misure ad hoc rischia l'estinzione. Il grido di allarme di Bruno Molea (presidente Associazione Italiana Cultura Sport) e Vittorio Bosio (presidente Centro Sportivo Italiano)
Nella sofferenza patita da tutto il Terzo Settore in queste difficili settimane di isolamento forzato e servizi sociali da garantire, vi è da registrare anche la sofferenza dello sport sociale, quello determinato dalla promozione sportiva di base, che nel nostro Paese impegna decine di migliaia di volontari, oltre 480mila operatori – tra dirigenti e tecnici sportivi -, 95mila tra società e associazioni sportive e che è divenuto strumento di welfare per il benessere sociale di circa 8 milioni di persone, la maggior parte dei quali giovani sotto i 17 anni.
«Il settore è totalmente fermo da un mese: sono tante le associazioni che propongono attività sportive on line per i propri soci cercando di garantire “vicinanza” e supporto emotivo specie a bambini e anziani, ma le palestre e gli impianti sportivi sono chiusi e i progetti socio-sportivi fermi», spiega Bruno Molea presidente Associazione Italiana Cultura Sport, ente di promozione sportiva che rappresenta in tutta Italia 1 milione e 100mila soci). Ciò sta producendo danni economici al settore talmente tanto importanti che difficilmente potremo sperare in una ripresa totale del comparto.
«È del tutto evidente che in questo momento, con gli impianti chiusi, le entrate azzerate e di contro tutte le spese ancora in essere un sistema come quello dello sport dilettantistico, già debole di per sé e che ha sempre vissuto alla giornata, è al collasso», aggiunge Vittorio Bosio, presidente del Centro Sportivo Italiano.
Ma nel concreto cosa sta uccidendo le realtà che compongono questo mondo? «Bisogna considerare che quasi nessuna associazione ha degli accantonamenti che le permettano di tenere botta in situazioni inimmaginabili come queste. Quindi se le entrate, come le iscrizioni e l'affitto delle strutture, non riprendono al più presto non ho idea di come usciremo da questa crisi», chiarisce Bosio.
Nei giorni scorsi, il ministro allo Sport Vincenzo Spadafora ha incontrato gli enti di promozione sportiva e garantito risorse per lo sport sociale sottoforma di bandi e aiuti per la ripresa delle attività estive. «Ma il nodo è: in quanti ci arriveranno?», fa eco a Bosio anche Molea, «Molti, a serrande abbassate, con affitti da pagare e rette per corsi ed eventi sospesi da rimborsare, non riusciranno a riaprire e a beneficiare di quegli aiuti».
Un esempio su tutti è ad esempio la sospensione degli affitti sui locali privati: il Cura Italia non la prevede «e se anche ora fosse concessa ma solo per il periodo di blocco delle attività, rischierebbe di essere un aiuto marginale. Molte delle nostre società sportive lavorano con le scuole e non hanno attività in estate:traghettare fino a settembre con tasse e affitti da pagare senza aver incassato per tutta la primavera, sarà difficile per molti», spiega Molea.
Per non parlare dei bonus ai collaboratori sportivi. «Il fondo previsto non potrà soddisfare tutte le domande e in queste ore partiranno le indennità per il mese di marzo quando già invece dovremmo fare i conti su quelle di aprile», continua il presidente di Aics, «Al ministro abbiamo chiesto a riguardo l’allargamento della platea dei beneficiari e la proroga del bonus».
Ma quali altre misure sono oggi più che mai necessarie? La sospensione di mutui e affitti sui locali privati che travalichi il solo periodo di chiusuradelle attività sportive; l’apertura di linee di creditoe di credito di imposta per associazioni, imprese sociali e società sportive; la sospensione per le ASD/SSD dei versamentidi natura tributaria e assicurativa nonché previdenziale;l’esenzione della tassa di Registro per le asd di nuova costituzioneal fine della iscrizione al Registro ASD CONI; la costituzione in favore delle ASD/SSD di un Fondo di Garanzia per consentire il finanziamento dell’attivitàdi riapertura e disporre di liquidità a breve temine per i servizi indispensabili; una particolare attenzione al mondo dello sport sociale in fase di redazione dei decreti attuativi della riforma dello sport.
Questi gli strumenti che sia Aics che Csi si attendono.
Le misure poi dovrebbero poi travalicare il periodo di chiusura totale delle attività per permettere a asd/ssd di sopravvivere alla primavera e giungere a settembre ancora in vita.
«Secondo i dati dell’Osservatorio permanente sulla promozione sportiva, il mondo dello sport di base sprigiona ogni anno ore di volontariato pari a un valore economico di oltre un miliardo di euro, ma la nostra ricchezza più grande rimane il potere dato allo sport in termini di inclusione sociale, lotta alle discriminazioni, vicinanza ai giovani a rischio disagio. Tutto questo rischia di sparire: per preservarlo abbiamo bisogno diattenzione e cura. Da soli, non possiamo farcela», conclude Molea.
Per Bosio poi il futuro è una grande incognita: «a tutto questo quadro va aggiunta la variabile umana. A chi mi chiede cosa vedo all'orizzonte, dico che senza tempi certi pianificare è impossibile. E mi chiedo anche se le persone avranno il coraggio di tornare a fare sport in gruppo o prevarranno paura e prudenza».
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