Non profit

Rom, bugie e videotape

Fanno gli attori, studiano da registi per il Centro di produzione "Video Rom" Riprendono la vita nei campi e intervistano la città.Che sembra un'altra:tollerante e accogliente.

di Paolo Giovannelli

Primo piano. Stringi. «Cosa pensi dei Rom?». «Ch?è ?na città molto bella…». La risposta, senza alcuna battuta di ciglio, esce scontata fra una ?mandibolata? al chewing-gum e l?altra. Con telecamera digitale e microfono, i giovani zingari intervistano i loro coetanei capitolini. Sulla scalinata di Piazza di Spagna, a via del Corso, ai Fori imperiali, di fronte alla fontana di Piazza Navona, ai giardini dell?Eur. Gli adolescenti rom del campo nomadi di vicolo Savini, ?prodotto? di un campo di quasi 600 nomadi nei pressi della basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma, si fanno le ossa come registi, intervistatori e cameraman. Salta fuori di tutto: compresa l?ipocrisia della gioventù di Roma che, inquadrata da una macchina da ripresa, praticamente riesce solo ad esprimere giudizi positivi sui nomadi. Loro, i rom, realizzano però interessanti film-documento sul rapporto con la grande città di cui abitano i margini e con la sua gente; ma anche sulle proprie tradizioni più antiche, sulle loro feste, sui loro matrimoni. Neanche Emir Kusturica, ?il regista degli zingari?, aveva osato tanto. Invece Antonio Pluchino, siciliano, coordinatore dell?associazione culturale Video Ambiente, laboratorio aperto specializzato su problematiche sociali e ambientali, ha sicuramente avuto coraggio innovativo nel proporre Osman, Zijad, Kemo, Senad, Mensum e altri loro coetanei dietro la macchina di ripresa. Oggi circa quindici ragazzi rom, di età compresa fra i 14 e i 17 anni, frequentano il corso cinematografico del Centro di produzione Video Rom creato dall?associazione culturale Video Ambiente in collaborazione con l?XI circoscrizione del Comune di Roma. «La cosa realmente sorprendente», afferma Pluchino, «è che i giovani rom hanno imparato ad usare le telecamere digitali in appena mezza giornata. Le loro zoomate, dopo qualche settimana di lavoro, sono già tutte ?morbide?, da veri professionisti». La novità è che adesso l?attività del centro di produzione VideoRom sta quasi per trasformarsi in un lavoro vero e proprio per i giovanissimi nomadi. «Negli ultimi venti giorni», continua Pluchino, «abbiamo girato per una settimana, pagando loro ogni giornata di lavoro con somme che variano fra le 60 e le 80mila lire». Il progetto fu inizialmente elaborato dalla XI circoscrizione seguendo dettato della legge 216 sui minori a rischio. L?assistente sociale Maria Pirina ricorda: «Inizialmente l?obbiettivo era quello di integrare sia i giovani rom che i non rom. Ma la risposta è giunta solo dai rom e anche oggi, pur se il progetto non è ancora concluso, è evidente il loro coinvolgimento nell?iniziativa, anche se ciò non riguarda ancora le ragazze nomadi di vicolo Savini. Muniti di telecamera e di microfono sono davvero liberi di raccontarsi, senza mediazioni, almeno potenzialmente pronti a rompere il muro del pregiudizio che li circonda». Accanto a quello di una scuola multietnica di cinema operativa tutto l?anno, fra i prossimi obbiettivi della XI circoscrizione c?è anche l?apertura di un museo etnografico sulla cultura degli zingari. Nel frattempo i giovani rom di vicolo Savini continueranno a rifare il verso a Banderas, Cruise e a Benigni, utilizzando le nuove tecnologie della comunicazione quali strumenti per comprendere più a fondo quella società che per loro è dei ?diversi?, continuando a confrontarsi con chi rom non è. Intanto, anche dal Campidoglio arriva il giusto plauso al programma VideoRom. L?assessore alle Politiche sociali del Comune di Roma, Amedeo Piva, afferma: «Questa è una iniziativa che restituisce speranza a chi lavora tanto e con grandissima fatica per i rom e per tutti gli zingari» Mandiamo a scuola i bambini brasiliani Il Brasile con i suoi 164 milioni di abitanti presenta da regione a regione forti diseguaglianze sociali. Il Nord-est é una delle zone peggiori. Lo Stato di Piauì si trova in quest?area. L’Aifo, collaborando con la diocesi di Campo Maior, si impegna in attività a favore dell’infanzia, aprendo soprattutto piccole scuole in tutta la zona. Le scuole sono gestite da religiose e volontari locali: oggi, grazie a loro, ci sono circa 300 bambini che regolarmente frequentano, studiano e mangiano. Ma le statistiche restano crudeli: l?analfabetismo colpisce il 90% della popolazione, il 30% dei bambini muore entro il primo anno di vita, il 15% nei successivi 5 anni. Di quelli che sopravvivono solo il 10% frequenta la scuola e di questi, appena il 5% termina le elementari. Progetto: AiFo-Brasile, conto corrente postale 7484, causale ?Scuole di Campo Maior?.


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