Economia
Bene comune, bene economico
"Ora l’espressione bene comune, che sembrava stesse cadendo in disuso, riacquista tutta la sua pregnanza. Spesso considerata come un qualcosa di lontano, che riguarda molti, ma forse non me: troppo volte "lavorare per il bene comune" è stato inteso come fare qualcosa per gli altri, senza comprendere che mentre faccio qualcosa per la collettività, lo faccio anche per me". L'intervento dell'economista della Pontificia Facoltà di Scienze dell'educazione Auxilium
Nessuno può farcela da solo: pur nell’incertezza del tempo che stiamo vivendo, pur nella difficoltà di interpretare quello che accade e fino a quando durerà, e come ci vedrà cambiare, appare evidente che solo insieme se ne potrà uscire.
La pandemia che si è scagliata come una scure sulle nostre vite, e che sta provocando dolore e difficoltà ci sta mettendo di fronte ad un’evidenza, quella dell’avere bisogno gli uni degli altri. E questo vale sia per la salute, sia per l’economia. Se mi chiudo in casa, evito contatti, adotto le misure previste in questi giorni non sto salvaguardando solo me stesso, ma anche gli altri; se non lo faccio metto in pericolo me e gli altri. Ma anche l’economia sta comprendendo, ora più che mai, la necessità della cooperazione. Il sistema economico e produttivo, e il sistema degli scambi sono una grande opera collettiva di cooperazione.
Oggi lo capiamo più facilmente, quando vediamo le catene produttive bloccarsi perchè manca l’approvvigionamento. Basti pensare alle mascherine e ai dispositivi individuali di protezione. Allo stesso modo capiamo quanto sono davvero essenziali alcuni beni e servizi, e quanto sacrificio c’è dietro ognuno di essi. L’ho visto giorni fa nello sguardo del fattorino che mi ha consegnato un pacco, lo avverto quando nelle giornate che stanno diventando tutte uguali sento sempre alla stessa ora il rumore dei camion che passano a raccogliere la spazzatura. Lo capiamo in modo nuovo, perché lo stiamo sperimentando in modo nuovo. Mentre siamo costretti a rimanere a distanza, e ogni altro può rappresentare un pericolo per me, come io per l’altro, allo stesso tempo non possiamo venir fuori da questo periodo buio senza l’altro, senza gli altri.
Ora l’espressione bene comune, che sembrava stesse cadendo in disuso, riacquista tutta la sua pregnanza. Spesso considerata come un qualcosa di lontano, che riguarda molti, ma forse non me: troppo volte ‘lavorare per il bene comune’ è stato inteso come fare qualcosa per gli altri, senza comprendere che mentre faccio qualcosa per la collettività, lo faccio anche per me. Nell’Enciclica Caritas in Veritate, al n. 7 ce ne viene data una definizione di grande attualità: “Accanto al bene individuale, c'è un bene legato al vivere sociale delle persone: il bene comune. È il bene di quel “noi-tutti”, formato da individui, famiglie e gruppi intermedi che si uniscono in comunità sociale”. Oggi di fronte a un male collettivo comprendiamo a livello esistenziale che nel bene di noi-tutti c’è anche il mio bene. Comprendiamo in modo diverso e nuovo anche l’etimologia del termine “comune”: cum-munus. Cum vuol dire con, insieme, e munus è al tempo stesso obbligo, dovere, ma anche regalo e dono. Allora il bene comune si può sperimentare solo insieme ed è al tempo stesso un compito e un dono. I comportamenti collettivi che l’emergenza sanitaria ci sta chiedendo sono un mattoncino di bene comune, sono un dovere, ma anche un dono che facciamo a noi stessi e agli altri, e gli altri a noi. Sono un modo concreto di prenderci cura gli uni degli altri (…). Continua
L'itervento è pubblicato sul numero di aprile di VITA, scaricabile gratuitamente qui.
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