Cultura
Gli adolescenti lombardi? Disincantati e pragmatici
Presentati i dati di un'indagine realizzata da Ipsos e dagli Oratori delle Diocesi Lombarde. Più positivi dei loro genitori, i ragazzi tra i 14 e i 19 anni non sono né ottimisti né pessimisti, tre su quattro sono soddisfatti di loro stessi. Poca la fiducia nelle istituzioni, chiesa compresa che per il 31% non è interessata ai loro problemi. La famiglia regge, ma solo grazie alle madri
Disincantati e pragmatici. Questo il ritratto degli adolescenti lombardi che emerge dall’indagine realizzata da Ipsos e dagli Oratori delle Diocesi Lombarde e pubblicata nel decimo volume della collana di studi “Sguardi di Odl” dal titolo “Assetati di domani? Gli adolescenti lombardi e la domanda di futuro”.
A leggere i dati la maggioranza dei ragazzi lombardi tra i 14 e i 19 anni guarda al futuro con pragmatismo. Sa di vivere in un mondo complesso, che apre tante strade non sempre facilmente praticabili. Ma è anche consapevole di poter far affidamento su genitori, amici e partner. Questo atteggiamento realista comporta però – avverte una nota – anche una visione schiacciata sul “qui ed ora” che responsabilizza e appesantisce e fa rinunciare ai grandi slanci e ideali. La ricerca è stata presentata in Curia a Milano.
«Nella ricerca prevalgono più le luci che le ombre» ha commentato Nando Pagnoncelli, amministratore delegato Ipsos Italia. «I ragazzi hanno uno sguardo abbastanza limpido e positivo nei confronti del mondo, in genere migliore rispetto a quello degli adulti. Investono sui valori della famiglia, dell’amicizia, credono nella pace. Considerano invece meno importanti l’impegno diretto sia sociale sia politico. Le figure di riferimento sono la mamma, in secondo luogo gli amici, solo in fondo alla classifica troviamo il padre. La mamma è una figura olistica, sia accudente che normativa, è come se avesse preso lo spazio del padre. Il papà resta, comunque una figura investita di valore positivo perché è la persona che si impegna, che ha senso del dovere, ma non è la prima persona cui ci si rivolge se si ha bisogno. Rispetto al futuro mancano i grandi sogni e i grandi slanci».
Da parte sua monsignor Maurizio Gervasoni, vescovo di Vigevano e delegato della conferenza episcopale lombarda per la Pastorale giovanile ha sottolineato che i ragazzi «cercano tante relazioni e devono essere conviti di quello che fanno, ma spesso fanno fatica a capire le ragioni per cui vale la pena spendersi. Ciò dipende dal passaggio da una cultura prevalentemente integrativo-direttiva ad una spontaneo-affettiva, un mutamento che le istituzioni e le agenzie educative, quindi la Chiesa, deve tenere presente se intende mantenere viva la sua proposta di verità».
«Gli adolescenti che sviluppano psicopatologie sono sempre individui che non intravvedono un futuro. Se non c’è futuro, non può esservi nessuno progetto e investimento evolutivo», ha messo in luce Matteo Lancini dell’Istituto Minotauro, tra gli autori della ricerca. Riccardo Calandra, sempre dell’Istituto Minotauro ha osservato: «Poiché la figura del padre oggi è fortemente messa in crisi, le istituzioni dovrebbero porsi nei confronti delle nuove generazioni, più in termini relazionali, cioè materni, che normativi, paterni».
Infine Giorgio Prada, docente della Facoltà di Scienze dell’Educazione Milano-Bicocca, ha messo sul piatto, durante la presentazione della ricerca, anche una proposta operativa: «Occupiamoci di quella fetta di giovani che rischia di essere abbandonata a se stessa e di ritirarsi dalla scena pubblica, trasformando gli oratori in luoghi dove fare esperienza di lavoro insieme, recuperando la grande lezione di don Bosco che 150 anni fa raccoglieva i giovani espulsi dalla nascente società industriale».
Venendo alla ricerca (realizzata intervistando, tramite colloqui personali e domiciliari, un campione statisticamente significativo di 608 famiglie lombarde con figli di età compresa tra i 14 e i 19 anni) emerge che i cosiddetti “pro-attivi” – cioè coloro che hanno idee chiare sul loro futuro sul quale investono – sono il 24%: in genere universitari e liceali, vivono in famiglie di ceto elevato o medio-benestante, sono cattolici e soddisfatti di loro stessi, vivono nei comuni capoluogo di provincia.
I più pessimisti, gli “spaventati-sfiduciati” cioè coloro che sono talmente preoccupati per il loro futuro da rinunciare a priori ad ogni investimento, sono il 14%. A questo gruppo appartengono i giovanissimi che frequentano le medie, figli unici, con pochi o nessun amico, i figli di genitori separati, con pochi o nessun amico, vivono in famiglie economicamente fragili.
Il diverso atteggiamento nei confronti del futuro, inoltre, si traduce anche in una diversa esposizione a comportamenti devianti: più marcata tra gli “spaventati, sfiduciati” (indice di trasgressione pari a 41 tra o e 100 punti), rispetto che tra i pro attivi (25 punti).
La famiglia in un contesto di questo tipo assume un ruolo centrale, in particolare a ricoprirlo è la figura materna. Tra l’80 e il 90% degli intervistati dichiara di avere molta fiducia nella propria madre.
Al contrario la fiducia riposta dai ragazzi nelle istituzioni è piuttosto limitata. Sebbene il 69% degli adolescenti descriva il proprio rapporto con gli insegnanti come “abbastanza positivo” e il 16% “molto positivo”, gli insegnanti – sottolinea la nota di sintesi della ricerca – “sono spesso criticati per essere demotivati, inclini a pregiudizi, disinteressati alla vita dei ragazzi”.
Anche la Chiesa, però, non sembra essere in grado di intercettare e rispondere al meglio ai bisogni dei ragazzi. Il 31% degli intervistati dice che la Chiesa non è interessata ad ascoltarli, mentre il 39% dichiara che li ascolta, ma solo per imporre regole non richieste. Solo l’1% degli adolescenti indica come figura di riferimento il parroco, o l’educatore dell’oratorio, o un’altra figura religiosa, percentuale che sale al 3% tra i cattolici impegnati.
In generale gli adolescenti hanno uno sguardo più ottimista dei loro genitori. Tre adolescenti su quattro sono soddisfatti di loro stessi. Il 70% gradisce il proprio aspetto fisico.
Nel volume un intero capitolo, il quinto, è stato dedicato alla presentazione di alcune "buone prassi", in cui si può trovare una selezione di progetti a favore degli adolescenti messi in campo dalle diverse diocesi lombarde.
In apertura foto di Luke Porte/Unsplash
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