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Fase 2, come uscire dal lockdown?

Il Governo ha cominciato a parlare in questi giorni della strategia con cui far ripartire il Paese. A immaginare una strategia ci hanno pensato cento accademici italiani che hanno firmato un appello. «Guardiamo alla Sud Corea. Un'azione basata su tre aspetti: tamponi, tracciamento e isolamento», spiega il primo firmatario Giuseppe Valditara, professore ordinario di Diritto privato romano dell'Università degli Studi di Torino ed ex senatore Pdl

di Lorenzo Maria Alvaro

Della fase due, quella della riapertura graduale dell’Italia, si sa ancora poco. Le uniche certezze sono che ci sarà e che potrebbe partire all'inizio di maggi. Non è però chiaro come potrebbe funzionare.

L'ipotesi più accreditata è quella contenuto in un appello firmato da oltre 100 accademici italiani e il cui primo firmatario è l'ex senatore Pdl Giuseppe Valditara, professore ordinario di Diritto privato romano dell'Università degli Studi di Torino.

«La situazione sanitaria ed epidemiologica indotta dalla diffusione del virus Covid 19 è drammatica. Bene ha fatto il Governo a disporre misure di contenimento che stanno iniziando a produrre qualche risultato incoraggiante. Le attuali misure non solo sono importanti, ma vanno fatte rispettare con particolare rigore», spiega Valditara, che aggiunge, «èevidente tuttavia che non si può immaginare di tenere bloccato il Paese ancora per alcuni mesi perché le conseguenze sociali, ed economiche rischierebbero di produrre danni irreversibili e devastanti, probabilmente più gravi di quelle prodotte dal virus stesso. Innanzitutto vi è un problema di tenuta psicologica della popolazione italiana».

Uno scenario testimonato da dati elaborati da SWG che mostrano come la metà degli italiani è ormai insofferente a rimanere confinata in casa, mentre una persona su quattro è in difficoltà a gestire le relazioni di coabitazione. Allo stesso tempo, comincia a scendere la percentuale di chi condivide le limitazioni degli spostamenti.

Le prospettive economiche sono poi molto gravi. Stando ai dati OCSE il blocco delle attività produttive comporta una diminuzione stimata del Pil del 2% per ogni mese di chiusura. Secondo sempre le elaborazioni SWG la preoccupazione per il rischio di perdere il lavoro sta superando quella per il contagio.

Oltre il 60% degli italiani dovrà mettere mano ai risparmi, oltre il 40% potrebbe non essere in grado di pagare affitti, mutui e tasse, e per il 30% si apre la prospettiva di dover chiedere dei prestiti.

«È evidente come si profili un quadro di drammatico impoverimento del Paese che rischia di non essere più in grado di garantire sul medio e lungo periodo servizi sociali e sanitari adeguati», sottolinea il giurista. «Ecco perché occorre iniziare ad elaborare rapidamente una fase 2 che consenta di rimettere in moto la nazione, evitando tuttavia il riaccendersi virulento della pandemia».

Già ma come? Per Valditara e i suoi colleghi «l'esperienza della Corea del Sud, replicata in vario modo anche in Giappone, Taiwan, Singapore è vista a livello Globale come modella, oggetto anche di un forum mondiale di qualche giorno fa. Sono infatti riusciti a contenere la diffusione del virus senza bloccare l'intero Paese. La Corea, in particolare, da seconda Nazione al mondo con più contagi ha ora poco più di un decimo di quelli accertati in Italia. La diffusione del virus è tenuta sotto controllo con un grande numero di test mirati, isolamento dei soggetti positivi e loro tracciamento attraverso la geolocalizzazione. Il contenimento attivo della progressione del contagio ha evitato la saturazione degli ospedali limitando la mortalità dei contagiati, con misure solo localizzate di quarantena generalizzata».

Tamponi

Il primo strumento quindi saranno dispositivi in grado di permettere un'analisi rapida e generalizzata dei casi. «Occorrono pertanto tamponi e test sierologici, che sono la risposta più rapida e sono fattibili in qualsiasi laboratorio, anche privato, generalizzati per quelle categorie professionali che operano a contatto con i pazienti ovvero che hanno più contatti con il pubblico», chiarisce l'ex senatore, «oltre a tamponi e test sierologici per tutti coloro che manifestano sintomi e da questi allargamento a raggio dei tamponi e dei test, coinvolgendo cioè parenti e persone incontrate negli ultimi giorni».

Il tampone è troppo farragginoso come sistema e si immagina di puntare sui test sierologici che forniscono una diagnosi indiretta rivelando la presenza degli anticorpi, ossia se l'infezione sia avvenuta in passato o meno. Ne esistono di diversi tipi con diversi gradi di affidabilità. Ci sono i test rapidi che consistono in una sorta di tavoletta di nitrocellulosa nella quale la presenza degli anticorpi viene rivelata dalla comparsa di una barretta colorata. Sono semplici ed economici, il costo può variare da 12 a 25 euro, ma l'affidabilità è piuttosto bassa, pari a circa il 30%. La goccia di sangue che viene introdotta su questa sorta di fascetta di nitrocellulosa e, se contiene gli anticorpi, questi reagiscono con l'antigene, ossia con la parte del virus che stimola reazione immunitaria e che si trova sulla fascetta, producendo una striscia colorata. Più costosi (circa 70 euro) i test di laboratorio che risultano invece affidabili (oltre il 90%). Sono 11 le regioni già in grado di eseguirli o che stanno richiedendo le autorizzazioni per farlo, per un totale di 36 laboratori.

Rimane il fatto che anche il test più accurato ha un margine di errore del 10%. «Certamente avremmo quel 10% di persone che risultano falsi positivi o falsi negativi. Ma avremmo messo in sicurezza il 90% dei casi. Replicando il test più volte, come suggeriscono alcuni esperti, questo margine di errore si potrebbe abbattere», spiega il giurista.

Tracciamento

Non basta. «Per monitorare la situazione abbiamo bisogno della AI. Le App di tracciamento sono sotto questo profilo decisive, è dunque necessario l'avvio di una politica di geolocalizzazione che deroghi temporaneamente, ma con un termine certo, alle norme sulla privacy», aggiunge Valditara, «fatto che è previsto sia dal regolamento quadro dell'Ue, che dice sottolinea la possibile sospensione della privacy di fornte a problemi rispetto a vita, salute e sicurezza. Le sentenze della Corte Cosittuzionale italiana poi specificano che la vita è il valore primario di fornte al quale tutti gli altri valori costituzionalmente protetti passano in secondo piano».

Il caos del sito dell'Inps ha però messo in allarme il Paese sulla reale tenuta della infrastuttura informatica. «Questo dipende dalla qualità degli investimenti che si fanno in campo telematico e informatico. Gli esperti mi assicurano che non è un problema se si fanno le cose nel modo giusto e con i fondi necessari. Abbiamo epserti di Intelligenza Artificiale che sono al top nel mondo. Quando ero capo dipartimento della formazione superiore della ricerca al Ministero dell'Università e della ricerca è venuta una delegazione cinese per incontrare i nostri esperti. Siamo tra i migliori al mondo».

Isolamento

L'ex senatore poi spiega l'ultimo tassello della strategia, che è sanitario: «Serve l'obbligo delle mascherine per tutti coloro che frequentano luoghi pubblici o dove si possono comunque riunire più persone: uffici pubblici e privati, supermercati, mezzi di trasporto etc. Occorre altresì prevedere forme di isolamento e monitoraggio con adeguata quarantena dei positivi per evitare il contagio dei conviventi e dei loro contatti stretti. Queste misure potrebbero anche sfruttare hotel e case vacanze, che al momento sono praticamente vuote, per mettere in quarantena centralizzata tutte le persone a rischio, opportunamente identificate. Tali strutture renderebbero anche più facili l'osservazione e l'assistenza tempestiva e sarebbero meno onerose per il servizio sanitario quando i sintomi diventassero severi. Inoltre si deve prevedere la creazione di reparti ad hoc negli ospedali per evitare la paralisi della assistenza ospedaliera».

Tempi e costi

Ma che temi e che costi potrebbe avere una strategia come questa?
«Sono in contatto con il rettore dell'Università Bocconi, Gianmario Verona, che ci ha amesso a disposizone un gruppo di ricerca che sta studiando proprio per indentificare il costo indicativo di questa strategia. I tempi invece dipendono dai sanitari ma devono essere rapidi. Il Paese non può reggere la chiusura ancora per molto», conclude l'ex senatore.


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