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C.A.R.A. cosca (e le responsabilità politiche)
Possibile che nessuno fosse a conoscenza della situazione del centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto? Soprattutto il Ministero che, a chi gestisce quella struttura, dà decine di milioni di euro all'anno di finanziamento? Viviamo in un Paese dove la responsabilità politica non esiste più
Si chiamano Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo (C.A.R.A.) e sono strutture di prima accoglienza in cui i richiedenti dovrebbero restare per un tempo limitato in attesa dell'esame della domanda di Protezione Internazionale, per essere poi inviati in strutture più idonee di seconda accoglienza. Dovrebbero. Che nel dizionario politichese italiano significa più o meno "vabbè".
Tra questi, due sono i più grandi in Europa: quello di Mineo (Catania) e quello di Isola Capo Rizzuto (Crotone). Il centro di Mineo è già stato sotto i riflettori per più inchieste, le ultime delle quali legate al filone di Mafia Capitale, e che riguardano gli appalti e la questione del tesseramento degli operatori del centro ad un partito; tesseramento, se non obbligatorio, quantomeno caldamente raccomandato. E che si tratti del partito dell'ex capo del Ministero che finanzia la struttura sarà sicuramente un caso.
Adesso analoga sorte tocca al C.A.R.A di Crotone, che pare possa essere stata addirittura una struttura i cui finanziamenti siano finiti in parte alle cosche della 'ndrangheta. Sotto inchiesta, tra gli altri, il governatore locale delle Misericordie, Leonardo Sacco, che vanterebbe tra le sue amicizie, tra gli altri, lo stesso ex ministro di cui sopra. Ma anche stavolta sarà sicuramente un caso. Che le organizzazioni criminali siano interessate ad un settore nel quale girano centinaia di milioni di euro di finanziamenti pubblici non sorprende nessuno. Vale per l'accoglienza dei migranti, come storicamente per altri settori come gli appalti pubblici.
Quello che "sorprende" di più, e che dovrebbe farci arrabbiare ed urlare, è il fatto che in questo Paese, quando si scoprono queste cose, le responsabilità politiche non se le prende nessuno. Perché se la responsabilità penale è di chi commette il reato, esiste una responsabilità politica di chi affida il servizio e non si cura (volendo essere buoni) di monitorare cosa succede, come viene gestito il servizio, quali soggetti lo portano avanti.
Quello che mi ha colpito dell'ultima inchiesta sul C.A.R.A. di Isola Capo Rizzuto, al di là delle connessioni con le cosche locali, sono due fatti tanto gravi quanto facilmente a conoscenza delle autorità di controllo, se solo avessero evitato di chiudere entrambi gli occhi. Il primo, raccontato dallo stesso Procuratore Grattieri a capo dell'indagine, riguarda i pasti per i richiedenti asilo. Grattieri racconta di una visita durante la quale ha riscontrato che, a fronte di 500 persone accolte, la quantità di cibo era sufficiente solo per 250, e che dunque quel giorno la metà degli ospiti è rimasta digiuna. E sulla qualità del cibo, poi, non fa giri di parole: "solitamente era un cibo che si dà ai maiali".
Possibile che nessuno fosse a conoscenza di questa situazione? Soprattutto il Ministero che, a chi gestisce quella struttura, dà decine di milioni di euro all'anno di finanziamento? Se lo sapevano sono complici, se non lo sapevano sono incompetenti. In ambo i casi sono inadatti al ruolo che ricoprono.
Il secondo episodio ha del tragicomico. Tra gli arrestati c'è anche il parroco locale, che avrebbe intascato indebitamente oltre 130.000 euro. Per cosa? Assistenza spirituale. Ma dico io: quando ti arrivano le carte che giustificano le spese, e tra queste trovi fatture per "assistenza spirituale", non ti viene proprio minimamente un dubbio che qualcosa non quadra? Ma se pure questo prete facesse davvero questa "assistenza", non mi risulta sia un servizio previsto in questi centri. Anche perché, essendo strutture aperte, dalle quali i migranti possono uscire liberamente di giorno, possono tranquillamente andare in una chiesa o in una moschea, e a gratis per giunta. Ergo sarebbero dovute rientrare quantomeno in quelle che, in gergo tecnico, si chiamano spese non ammissibili.
I problemi di base sono due. Il primo è il solito, il problema dei problemi: chi controlla il controllore. Quando, cioè, chi eroga finanziamenti pubblici non svolge il suo compito di controllare come vengano spesi, e altri settori della società gliene rendono conto. Dovrebbe farlo la politica; dovrebbero farlo i media; dovremmo farlo noi cittadini. Finisce per farlo sempre e solo la magistratura. E questo non è sano.
Il secondo è quello della responsabilità. Dobbiamo imparare, in questo Paese, che quando si parla di soldi pubblici chi imbroglia va punito, ma anche chi non verifica che ciò non accada va sanzionato in qualche modo. Se è un amministratore pubblico deve dimettersi. Se è un politico deve ritirarsi. Se è un dirigente va quantomeno retrocesso. Se è un ministro non va promosso agli Esteri.
Ora si dirà che l'attuale ministro degli interni è in carica da troppo poco per avere responsabilità in questo ultimo caso di Crotone. È vero, senza dubbio. Per quanto ha già avuto tempo di fare danni col decreto che porta il suo nome. Non ha responsabilità, ma ci sono due ma. Il primo è che, quando cambiano ministro e sottosegretari, non cambia anche tutta la struttura del ministero. Ergo un'analisi di come ha funzionato fino ad oggi, al posto suo, l'avrei fatta.
Il secondo è che, invece di prendersela coi migranti limitandone le tutele (come con l'abolizione del grado di appello per i richiedenti asilo inserita nel suddetto decreto) cominciasse un serio monitoraggio di come funziona il sistema accoglienza in Italia. Cominciasse a garantire ai migranti il rispetto dei loro diritti umani fondamentali. Si preoccupasse di garantire canali di accesso sicuri ai migranti, proponendo l'abolizione di quelle norme della Bossi-Fini che rendono sostanzialmente impossibile venire e restare in Italia se non su un barcone e chiedendo asilo. E chiedesse conto di quanto sta accadendo a chi lo ha preceduto. Tanto è facile, siedono attorno allo stesso tavolo del Governo.
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