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Nino Sergi: «Cooperazione internazionale? L’Agenzia Italiana sia coraggiosa»
«Mentre da governo e parlamento arrivano segnali importanti l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo sembra avere il timore di assumere la responsabilità che la situazione richiede», sottolinea il presidente emerito di Intersos e policy advisor di Link 2007
di Nino Sergi
Il coronavirus mette alla prova l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. Riuscirà a superarla? Non è scontato, date le prime avvisaglie tendenti a privilegiare il rispetto delle procedure – ingabbianti e insensibili alla crisi inedita che stiamo vivendo – mentre gli effetti del coronavirus in Italia e nei paesi partner, in Africa, Medio Oriente, Asia, America latina, stanno gradualmente sconvolgendo modalità lavorative, attività programmate, piani di lavoro, in situazioni a rischio per operatori e comunità, che richiedono una differente presenza, maggiori tutele e modifiche di iniziative.
Mentre da governo e parlamento arrivano segnali importanti e rapidi di apertura e adattamento della macchina amministrativa alla straordinaria situazione, la lettera dell’Agenzia del 27 marzo indirizzata ai soggetti “esecutori” delle iniziative di cooperazione non è “né carne né pesce”, date le carenze e le ambiguità presenti che lasciano problematicità inevase e spazio a discordanti interpretazioni. Sembra esserci il timore di assumere la responsabilità che la situazione richiede.
Dato che è impensabile e decisamente contrario all’essenza stessa della cooperazione tendere a chiudere le attività ritenute “non indispensabili” in paesi e comunità con cui si è costruito in anni di lavoro rapporti di fiducia ed effettivo partenariato, ora anche in gravi difficoltà, allora occorre dotarsi di criteri nuovi che favoriscano al massimo possibile (e non al minimo, come sembra stia avvenendo) la prosecuzione di queste presenze. Non si tratta di presenze di “esecutori” (pessimo segno che l’Agenzia si esprima in questo modo) ma presenze di “soggetti del sistema della cooperazione allo sviluppo”, come li definisce la legge, “attraverso i quali l'Agenzia opera” e senza i quali avrebbe forse poco senso, stando alla legge 125/2014.
Dato che gli effetti di questa crisi non si limiteranno ad un solo ulteriore bimestre o trimestre, come molte Ong e Osc stanno ormai pensando, la misura dei provvedimenti da adottare dovrebbe riguardare decisamente l’intero anno 2020. I soggetti della cooperazione internazionale allo sviluppo hanno già presentato precise richieste. Spetta a loro farle valere. Da parte mia vorrei suggerire all’Agenzia una cornice che permetta di agire in fretta, coi margini di flessibilità che le differenti situazioni dei paesi e le nuove necessità richiedono, rimanendo all’interno delle norme di legge e degli stanziamenti definiti per il 2020.
Cerco di riassumere e formalizzare tale cornice nelle poche righe che seguono.
Per l’anno 2020, l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo può autorizzare variazioni non onerose fino al 40% tra le voci di spesa e incrementare fino al 30%, nei limiti delle risorse disponibili a legislazione vigente, i contributi alle iniziative di sviluppo e di emergenza umanitaria da realizzare nei Paesi in sviluppo e a quelle di educazione da realizzare in Italia, approvati in favore dei soggetti di cui all’articolo 23 della legge 11 agosto 2014, n. 125 prima della data di entrata in vigore della presente disposizione. Gli incrementi sono deliberati dal direttore dell’Agenzia e sono portati a conoscenza del Comitato Congiunto di cui all’articolo 21 della legge. Essi sono destinati in via prioritaria a garantire le attività di informazione e contenimento della diffusione del virus, ivi inclusa la protezione sanitaria del personale impiegato all’estero dai soggetti di cui all’articolo 23 della legge e l’aumento dei costi stipendiali, previdenziali e assicurativi relativi al medesimo personale e dei costi fissi relativi alle iniziative. Le sedi estere dell’Agenzie sono autorizzate a favorire le modifiche richieste dai soggetti della cooperazione in loco, valutandole con i soli vincoli sopra indicati.
Ritengo che si possa fare. In ogni caso se ne discuta, la proposta potrebbe anche essere ampliata e migliorata. La cooperazione, intesa come sviluppo di partenariati e rapporto tra paesi e comunità e il rispetto dovuto al personale che sta operando lo impongono.
*Nino Sergi presidente emerito di Intersos e policy advisor di Link 2007
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