Volontariato

Shiatsu, un’opportunità di lavoro per le donne palestinesi

Grazie a un progetto pilota iniziato nel 2013 nel campo di Burj al Shemali in Libano, che ha visto collaborare una ong locale, l'associazione di volontariato Shiatsu Do onlus e l'Accademia italiana Shiatsu Do, alcune profughe hanno potuto iniziare un’attività lavorativa nel settore del benessere della persona

di Antonietta Nembri

Quando nel 2013 prese il via il progetto pilota “Shiatsu for women” si voleva offrire un approccio iniziale a questa disciplina giapponese offrendo un training preliminare per far conoscere questa arte da utilizzare come forma di relax nelle famiglie delle donne palestinesi del campo profughi di Burj al Shemali. Il progetto, realizzato da “Shiatsu Do Onlus” e l’Accademia Italiana Shiatsu Do, ha coinvolto il personale qualificato dei Family Guidance Centres che l’Ong partner “National Institution Social Care and Vocational Training – Beit Atfal Assumoud” inserendosi nelle attività che l’organizzazione locale conduce nei campi di Beirut, Beddawi, Tripoli, Saida and Tyr.

Delle trenta allieve iniziali, i corsi erano riservati alle sole donne, a concludere il percorso sono state una ventina. Per molte l’interesse era anche dovuto alle possibili ricadute lavorative per riuscire a garantire alla propria famiglia un piccolo reddito suppletivo. Da qui l’idea degli organizzatori, Shiastu Do onlus e l’Accademia, di portare avanti nuovi corsi e i training così da offrire un percorso professionale che potesse portare a una qualifica riconosciuta.



Anno dopo anno la conoscenza della pratica si è approfondita al punto che, in uno scritto del 2017, Adriana Asara e Sylvia Dittadi, rispettivamente responsabile della formazione la prima e presidente dell’Accademia italiana Shiatsu Do, la seconda, hanno potuto osservare come il gruppo delle “Signore dello Shiatsu” abbia fatto progressi sia nella pratica sia nell’affiatamento. Il centro di Al Houleeh, l’associazione che ospita le lezioni è divenuto un punto di scambio di esperienze e il luogo dove vengono fatti molti trattamenti sia tra le stesse allieve dei corsi shiatsu sia alle donne che frequentano il centro.
Da Abu Wassim, presidente di Al Houleeh arriva anche un ringraziamento non solo per il corso «offerto alle donne del nostro Campo», ma anche «per dare loro speranza nel futuro!». E aggiunge: «Hanno perso molti dei loro valori in questa vita difficile ed è possibile che attraverso lo studio dello Shiatsu trovino nuovi significati o per lo meno che la loro mente si apra a ciò che è realmente la vita, a trovarne il lato positivo e farsi strada per trovarvi il proprio posto!».

Ma quanto l’essere divenuta un’operatrice shiatsu abbia aperto nuove prospettive di vita lo testimonia in un video, recentemente pubblicato su Youtube, Salwa Ahmad al Huessein, una donna palestinese del campo di Burj Shemali, sposata e madre di sei figli, che ha attualmente una decina di clienti sia nel campo profughi sia fuori. Per lei il futuro oggi è più positivo perché le si è aperta una possibilità di lavoro. Da non trascurare, infatti, che pur essendo in Libano da una settantina di anni i palestinesi sono considerati degli stranieri che non possono esercitare alcune professioni. Lo Shiatsu, non è tra queste.

«Per me è una carriera» conferma Salwa Ahmad (in basso il video con la sua testimonianza)

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