Non profit

Curare i ciechi più poveri del mondo

Si tratta della Cbm, ovvero delle Missioni cristiane per i ciechi nel mondo (Christian Blind Mission International), nata dall’idea del pastore tedesco, padre Ernst J.

di Antonietta Nembri

In Italia sta muovendo i primi passi, ma la sua storia nasce all?inizio di questo secolo. Si tratta della Cbm, ovvero delle Missioni cristiane per i ciechi nel mondo (Christian Blind Mission International), nata dall?idea del pastore tedesco, padre Ernst J. Christoffel che nel primo decennio del ?900 decise di dedicare tutta la sua vita ai più poveri e bisognosi. Padre Christoffel aprì la sua prima casa di accoglienza per ciechi nel 1908 a Malatia in Turchia. Seguendo il suo esempio (padre Christoffel operò, guerre permettendo, in Turchia e in Iran), a metà degli anni Cinquanta, in Svizzera, si è formata la struttura della Cbm che oggi opera nei Paesi in via di sviluppo per prevenire e curare la cecità e per riabilitare le persone disabili. Il quartier generale è oggi a Bensheim in Germania, sedi sono presenti in Svizzera, Austria, Belgio, Inghilterra, Usa, Canada e Australia; quella aperta a Milano nel giugno di quest?anno è la prima sede in un Paese di area mediterranea. Partner della Cbm sono le organizzazioni non governative, le chiese e le missioni attive nei Paesi in via di sviluppo che, in contatto con le associazioni locali, ne favoriscono la crescita e forniscono gli strumenti utili per formare il personale sul posto. Nella sua azione la Cbm opera seguendo lo spirito ecumenico tra le confessioni cristiane. Tra gli scopi dell?organizzazione non vi è solo quello di aiutare le persone in difficoltà, ma anche di formare il personale sanitario locale così da ?aiutare ad aiutare?. Un migliaio i progetti avviati in 107 Paesi, in Asia, Africa, America Latina ed Europa dell?Est, con l?intervento di 148 specialisti e oltre 10 mila collaboratori locali. Tra gli specialisti, anche un medico italiano, presente alla nascita della sede italiana, Paolo Angeletti. Un oftalmologo che da un anno lavora, insieme alla moglie Ornella, nell?ospedale della missione presbiteriana di Agogo, un piccolo villaggio del Ghana. «Le precedenti esperienze all?estero con la cooperazione italiana erano frustranti» dice il dottor Angeletti. «Quando andavamo via, tornava tutto come prima. Invece la cosa che mi ha più colpito della Cbm è lo spirito con il quale si opera: si lavora su un progetto duraturo che non si esaurisce al termine di ogni missione». La Cbm è una delle più grandi organizzazioni internazionali nel campo della cecità, è partner dell?Oms nella prevenzione e cura della cecità, ma attraverso altri progetti si occupa anche dell?educazione e della riabilitazione delle persone disabili. La metodologia di lavoro adottata dalla Cbm è quella di fornire un aiuto non a breve, ma a lungo termine, grazie anche alla formazione di personale sul posto così da rendere autonomi i progetti stessi, su tempi anche molto lunghi «Ad Agogo il progetto della Cbm va avanti da una trentina di anni», racconta Angeletti, «e adesso siamo quasi arrivati all?autonomia operativa». E addirittura, ci sono Paesi come l?India e altri in Asia dove ora l?organizzazione non ha più la necessità di inviare medici occidentali. Altra caratteristica della Cbm, è quella di non dipendere se non in misura minima dagli aiuti statali. «Alla base di tutto» spiega Simon Bridger, segretario generale della Cbm international e responsabile legale della nuova sede italiana, «ci sono i contributi dei donatori individuali, e sono ben 500 mila. Solo il 5 per cento delle nostre entrate sono rappresentate da contributi pubblici». Avendo come base la generosità di mezzo milione di persone, la Cbm ha raccolto nel 1997 oltre 113 miliardi di lire, utilizzati per realizzare oltre 1000 progetti. Da questo punto di vista importantissima per Cbm è la possibilità di far conoscere la propria azione e i propri progetti a più persone possibili. La vista a una famiglia per 5 mila lire ?Vision 2020 – The right to see?, cioè ?il diritto di vedere?, è il nome dell?iniziativa lanciata dalla Cbm in collaborazione con l?Oms e alcune ong per eliminare le forme di cecità curabili entro il 2020. Il progetto si basa sulla prevenzione e la lotta alla più gravi malattie oculari: tracoma, cataratta, glaucoma, onconcercosi e avitaminosi A. Le cifre sono allarmanti, nei Paesi in via di sviluppo, dove nove persone su dieci vivono con problemi alla vista, il numero di chi è affetto da cecità o denuncia problemi alla vista è in continuo aumento. L?80 per cento di queste persone non dovrebbe essere cieca perché la loro cecità è curabile, mentre la metà potrebbe riacquistare la vista con una semplice operazione alla cataratta. Cifre preoccupanti che hanno spinto a lanciare questa iniziativa globale. «Spesso sarebbe sufficiente adottare provvedimenti semplicissimi» spiega Michele Angeletti, portavoce della neonata sede italiana della Cbm. «Il tracoma è molto infettivo ma si guarisce con la tetraciclina: con 5 mila lire si potrebbe salvare un?intera famiglia. Altre volte invece basterebbe riuscire a portare l?acqua in una certa zona per risolvere tantissimi problemi». Si tratta della prima campagna che verrà sostenuta in Italia e chi volesse finanziarla può dare un contributo al c.c. bancario n. 0102926 (ABI 03512 – CAB 01601), presso il Credito Artigiano, piazza San Fedele, 4 Milano, intestato a CBM Italia.


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