Mondo
La piazza vuota e i 17 milioni davanti alla tv
È stato un ascolto record quello per il rito voluto dal Papa a San Pietro. Numeri che non dicono tutto perché non considerano chi era collegato in streaming. Sono immagini e parole che hanno dato una rappresentazione consapevole della profondità del dramma che si sta vivendo
17milioni di persone sintonizzate alle 18 del pomeriggio per seguire la preghiera speciale del Papa e la benedizione Urbi et Orbi davanti ad una Piazza San Pietro deserta (il 63% di share). Un numero a cui va aggiunta la platea sempre più vasta delle persone collegati in streaming ai vari siti che trasmettevano la diretta. L’Italia si è fermata per seguire e partecipare a questo gesto impressionante di Papa Bergoglio che ha restituito la dimensione drammatica di quanto sta accadendo. Seppure vissuto a livello virtuale, e seppure lo scenario fosse quello dell’enorme piazza senza popolo, si è trattato di un grande gesto collettivo a cui hanno partecipato tutti, laici e credenti. Cosa suggerisce questo ossimoro che ha messo insieme una piazza deserta e una platea in collegamento che ha superato ogni previsione?
Non è stato un intervento consolatorio quello di Francesco, come ci si poteva aspettare. È stato un invito ad una presa di coscienza, che ricorda i grandi discorsi di San Carlo davanti alla peste quando l’arcivescovo di Milano sosteneva il suo popolo con la vicinanza fisica e con la carità praticata, ma nello stesso tempo lo metteva di fronte alle colpe del “prima”. È stato coraggioso Francesco a voler un gesto di questo tipo, che in ogni dettaglio sottolineava la drammaticità di quanto stava accadendo e la necessità di un ripensamento radicale delle relazioni umane e delle dinamiche sociali.
L’Italia sotto l’assedio del virus sta certamente riscoprendo il valore dell’altruismo, in particolar davanti alla dedizione in tanti casi eroica del personale sanitario. Ma spesso ci si rifugia in riti partecipati che hanno più che altro la funzione di tenere lontana la paura. Ieri Francesco è andato oltre: la sua solitudine davanti alla piazza vuota e resa ancor più impressionante dai riflessi della pioggia, era la rappresentazione potente di quanto si sta vivendo. Il discorso è andato di pari passo (vedi il blog di Riccardo Bonacina), con quegli insistiti riferimenti alla “tempesta” ripresa dal brano evangelico e alla necessità di essere “insieme”, di essere comunità. L’Italia aveva bisogno di un momento di sincerità così radicale: per questo si è attaccata alla tv e agli schermi del computer.
Nella messa di questa mattina da Santa Marta Francesco ha ripreso il filo del discorso scendendo ancor più nel concreto: «In questi giorni», ha detto all’inizio della cerimonia, «in alcune parti del mondo, si sono evidenziate conseguenze – alcune conseguenze – della pandemia; una di quelle è la fame. Si incomincia a vedere gente che ha fame, perché non può lavorare, non aveva un lavoro fisso, e per tante circostanze. Incominciamo già a vedere il “dopo”, che verrà più tardi ma incomincia adesso». Era la 20esima messa trasmessa in diretta da quanto, per via della pandemia e dell’impossibilità per i fedeli di partecipare ad ogni tipo di rito, il papa ha concesso di far diventare pubblico questo momento privato.
Anche in questo caso gli ascolti fanno capire quanto le persone sentano il bisogno di ascoltare parole capaci di accompagnarle davanti a questo grande smarrimento collettivo. È stata una progressiva scalata dell’audience: venerdì mattina 1,7 milioni di italiani erano sintonizzati alle 7 per la diretta trasmessa da RaiUno e da Tv2000. Vale a dire il 30% di share. Dimostrando una volta di più quanto sia importante la dimensione spirituale.
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