Volontariato

Nei panni di un altro con la realtà virtuale

Si chiama The Machine to Be Another la macchina che consente a coppie di persone, come Europei e migranti, di sperimentare il mondo dalla prospettiva dell’altro. Lo scopo? Promuovere l'empatia tra individui di differenti contesti sociali, culturali e ideologici.

di Cristina Barbetta

The Machine to Be Another è un sistema open source di realtà virtuale che consente a chiunque di sperimentare il mondo dalla prospettiva di un’altra persona. Coppie di individui, come per esempio Europei e migranti, possono mettersi nei panni dell’altro attraverso la realtà virtuale.
Questo sistema è sviluppato da BeAnotherLab, un gruppo multinazionale e interdisciplinare dedicato a capire, comunicare ed espandere esperienze soggettive. BeAnotherLab focalizza il suo lavoro nel capire la relazione tra identità e empatia.

«The Machine to Be Another è uno strumento che consente alle persone di vedersi e sentirsi nel corpo e nella storia personale di un'altra persona molto diversa da se stessi. Il sistema si basa sulla scienza cognitiva e offre un’esperienza multisensoriale che consente ai partecipanti di scambiarsi letteralmente corpi, prospettive e pensieri personali», si legge sul sito della European Social Innovation Competition.

The Machine to Be Another è uno dei 10 finalisti della European Social Innovation Competition 2016 (Gara Europea sull’Innovazione Sociale), organizzata dalla Commissione Europea dal 2012 in memoria di Diogo Vasconcelos. La gara del 2016 ha lo scopo di rendere il cambiamento tecnologico e la trasformazione digitale più inclusivi.

Lo scopo, per BeAnotherLab, è di usare “The Machine” come uno strumento per aiutare a promuovere l’empatia tra individui di differenti contesti sociali, culturali e ideologici. BeAnotherLab vuole anche fare sì che “The Machine” sia uno strumento di uso pubblico, disponibile in biblioteche e centri comunitari. Lo strumento è un’opportunità per promuovere il dialogo e rompere gli stereotipi in un modo diretto e face-to-face che aiuta a sfidare le prospettive sull’identità e la divisione tra sé e altro.

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