Welfare

Patti chiari,contratti corti

Milano e dintorni: tutte le nuove forme che creano occupazione

di Francesco Maggio

Parafrasando il detto comune, si potrebbe sostenere che non solo ogni giorno ma anche ogni territorio ha le sue pene. E se, in tema di occupazione, quelle di Milano riguardano prevalentemente l?inserimento lavorativo degli extracomunitari e delle fasce più deboli della società, in altre aree del Paese, in particolar modo al Sud, esse interessano soprattutto i giovani, le donne, i disoccupati di lungo periodo. Per questo il governo, seppur con ritardo, ha cominciato ad imprimere una svolta alle sue politiche attive per il lavoro, accantonando i vari ?pacchetti? nazionali per l?occupazione e puntando, come nel caso del ?Patto sociale per l?occupazione e lo sviluppo?, sulla concertazione territoriale. «Le Regioni, le Province, i Comuni», si legge al punto 5 dell?Allegato n. 4 del Patto, «si impegnano….ad avviare e sviluppare rapporti organici con le parti sociali dei rispettivi territori e ad identificare con esse specifiche sedi di concertazione sui più rilevanti aspetti delle politiche regionali e locali in favore dello sviluppo e dell?occupazione». Ben venga dunque la concertazione territoriale perché, come sostiene Marco Biagi, ordinario di diritto del lavoro all?Università di Modena «essa consente di accelerare significativamente i tempi di attuazione dei provvedimenti presi e di introdurre importanti elementi di modernizzazione nel governo locale del mercato del lavoro. D?altronde, anche l?Unione europea, per vincere la sfida dell?occupazione, sembra orientata sempre più a porre l?enfasi sulla dimensione locale del partenariato sociale e istituzionale». In attesa allora che questa nuova prassi concertativa, sulla falsariga di quanto sta avvenendo a Milano, entri pienamente a regime, vediamo quali sono oggi i principali strumenti che, a vario titolo consentono di attuarla. Patti territoriali. Previsti dalla legge 662/96, i patti territoriali si fondano su un accordo tra differenti soggetti locali (imprese, enti locali, associazioni industriali e dei lavoratori, altri soggetti interessati) volto ad individuare obiettivi di sviluppo condivisi da conseguire realizzando investimenti produttivi e infrastrutturali tra loro integrati, finanziati dallo Stato e da risorse comunitarie. Le aree interessate sono, nel Mezzogiorno, quelle economicamente depresse che rientrano nel cosiddetto obiettivo1 dei fondi strutturali europei; nel Centro-Nord, quelle colpite da declino industriale (obiettivo 2), le zone rurali (obiettivo 5) e le attività o regioni economiche che necessitano di sviluppo. Gli interventi devono riguardare i settori dell?industria, agroindustria, agricoltura, pesca e acquacoltura, turismo, servizi, infrastrutture. Finora sono stati selezionati e finanziati 61 patti territoriali, per un totale di 1.350 iniziative e 3.900 miliardi di lire di finanziamenti pubblici. Di recente, inoltre, sono state snellite le procedure di accesso ai finanziamenti per cui oggi sono sufficienti 60 giorni per l?approvazione di un patto. Contratti d?area. Disciplinati anch?essi dalla legge 662/96, i contratti d?area sono strumenti operativi concordati tra gli stessi soggetti che possono stipulare un patto territoriale, finalizzati alla realizzazione di iniziative ad alto impatto produttivo e occupazionale in territori circoscritti, interessati da elevati tassi di disoccupazione (per questa ragione a Milano non sono applicabili). Prevedono finanziamenti statali e comunitari, sgravi contributivi, procedure amministrative semplificate. Finora ne sono stati selezionati e finanziati 15, di cui 12 nel Sud, per un totale di oltre 400 iniziative e 3.700 miliardi di lire di finanziamenti pubblici (dei quali, però, ne sono stati erogati solo 162!). A questi vanno aggiunti altri tre contratti per i quali c?è già l?impegno alla sottoscrizione. Contratti di programma. Si tratta di interventi concertati a favore di grandi aziende o consorzi di piccole e medie imprese e consistono in contributi dello Stato in conto capitale erogati per facilitare la realizzazione di investimenti produttivi e la creazione di opportunità di lavoro in aree economicamente depresse. Saranno utilizzati con priorità assoluta per i settori dell?informatica e del turismo. Tra i primi interventi, si prevede di realizzare un nuovo call center di Infostrada a Pozzuoli con lo scopo di creare 1.000 nuovi posti di lavoro; altri 500 saranno realizzati dalla Eds Italia a Bitritto (in provincia di Bari) sempre nel settore delle tecnologie dell?informazione. Infine, il ministero del Tesoro ha stipulato un protocollo d?intesa con IBM e Confcommercio per la realizzazione di un progetto di commercio elettronico in tutto il Mezzogiorno. Emigrazione assistita. È in corso di definizione, presso il ministero del Lavoro, una sorta di progetto pilota con l?Emilia Romagna (ma si prevede di estenderlo anche ad altre regioni settentrionali) che dovrebbe così articolarsi: lo Stato si impegna a pagare la formazione di quei lavoratori impegnati al Sud in lavori socialmente utili e di cui hanno bisogno le aziende del Nord; le Regioni settentrionali mettono a disposizione case ed assistenza; le imprese si fanno carico dell?integrazione del reddito dei lavoratori. Dopo qualche anno, almeno la metà dei lavoratori trasferitisi al Nord dovrebbe ritornare nel proprio territorio d?origine e qui lavorare in aziende locali fornitrici di quelle settentrionali.


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