Non profit

Ford Foundation punta 1 miliardo di dollari sull’impact investing

Si tratta della cifra più alta mai investita da una fondazione su un programma di impact investing e rappresenta una rivoluzione per la strategia di gestione degli asset dei soggetti filantropici, ecco perché

di Ottavia Spaggiari

Rendere etica la sostenibilità finanziaria di uno dei colossi della filantropia globale. A due anni dall’ondata del divestment movement, il movimento che aveva visto decine di fondazioni promuovere il disinvestimento dei propri asset dai combustibili fossili, si torna a parlare di coerenza tra investimenti e finalità filantropiche. A rilanciare la questione questa volta è Ford Foundation che ha annunciato di devolvere parte del proprio patrimonio proprio all’impact investing, per finanziare progetti che non portino solo un ritorno finanziario ma anche un impatto sociale tangibile. Un investimento da 1 miliardo di dollari nei prossimi 10 anni, per una Fondazione che vanta un patrimonio complessivo da oltre 12 miliardi, che risulta rivoluzionario nel panorama della filantropia americana e internazionale, dove ancora nessuno si è cimentato in progetti di impact investing su una scala così vasta. Per capire la portata innovativa di questo piano, bisogna guardare il contesto in cui si muovono le fondazioni americane. Tra i requisiti imprescindibili per ottenere lo status di fondazione, infatti, negli Stati Uniti, vi è l’intenzione di investire almeno il 5% del proprio patrimonio annuale per progetti con finalità filantropiche, una somma che, per Ford, si aggira intorno ai 600 milioni di dollari, una cifra interessante ma che impallidisce rispetto al restante 95%, utilizzato per mantenere la sostenibilità finanziaria dell’istituzione e che rimane bloccato tra azioni, private equity, fondi e investimenti immobiliari, attività, insomma, che non sempre vanno mano nella mano con le finalità benefiche della fondazione.

Da un lato dunque, l’impossibilità di accedere ad un patrimonio vastissimo e in larga parte inutilizzato, dall’altro lo scollamento tra gestione finanziaria e finalità filantropiche. Due elementi che, secondo il New York Times, per Darren Walker, presidente della Fondazione dal 2013, hanno sempre rappresentato una fonte di frustrazione. “Abbiamo passato 50 anni cercando di massimizzare l’impatto del 5% dei nostri investimenti ma cosa ne abbiamo fatto del restante 95%?” Ha dichiarato Walker al quotidiano newyorkese, sottolineando che era arrivato il momento di rinnovare la gestione del patrimonio e considerare non solo il ritorno finanziario, ma anche l’impatto sociale. Secondo Walker, sono diversi i motivi per cui le fondazioni americane hanno aspettato tanto a invertire la marcia, arrivando a sostenere i cosiddetti Mission Related Investments (Investimenti legati alla mission n.d.r.), primo tra tutti l’incertezza del quadro giuridico, che imponeva tipologie di investimento molto rigide, solo l’anno scorso il Dipartimento del Tesoro USA ha confermato la possibilità di effettuare questo tipo di investimenti. Altro elemento poco rassicurante era la mancanza di elementi che provassero la sostenibilità finanziaria e l’efficacia sociale dei Mission Related Investments, a cui però lo stesso Walker dà una risposta: “Abbiamo capito che è nostra la responsabilità di mettere una parte maggiore dei nostri soldi nei progetti di cui continuiamo a parlare. Per fare crescere e maturare questo settore così promettente abbiamo bisogno di dati, il che richiede più esperienza e una leadership maggiore”. Ultimo freno all’impact investing e agli investimenti legati alla mission delle fondazioni, secondo Walker, l’importanza di mantenere intatto il patrimonio delle fondazioni, l’unica “polizza di assicurazione” in grado di garantire negli anni, la continuazione del lavoro filantropico di queste istituzioni. Una gestione finanziaria attentissima è imprescindibile per le fondazioni ma, secondo Walker, è giunto il momento di “evolvere”. “Possiamo continuare ad amministrare i nostri asset responsabilmente, mentre, contemporaneamente, cerchiamo un percorso verso un impatto maggiore.”

Secondo Walker, insomma, “Non risolveremo mai i grossi problemi senza utilizzare almeno una parte di quel 95% del nostro patrimonio che fino ad oggi abbiamo lasciato inutilizzato”. Da qui l’annuncio di investire 1 miliardo di dollari nei prossimi 10 anni in progetti coerenti con la missione di Ford ma che riescano anche ad avere un ritorno economico per la Fondazione. Per ora non è stato reso noto il piano di investimenti preciso ma saranno privilegiati progetti nell’ambito dell’housing e dei servizi finanziari accessibili anche alle fasce più indigenti della popolazione.

Secondo il Global Impact Investing Network (GIIN), nell’ultimo anno le esperienze di impact investing sono cresciute notevolmente. I fondi sono oltre 400 e i contributi sono passati da 15 miliardi di dollari, due anni fa, a oltre 77 miliardi di dollari nel 2016.

Foto: Tim Gouw

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