Famiglia

Vertice Fao: la terra è “donna”

In Asia e Africa il 70% di chi lavora nei campi sono donne, figure che restano invisibili. Il libero mercato le estromette dalla terra e ne fa domestiche o prostitute

di Barbara Fabiani

La già pesante condizione femminile peggiora da quando è entrato “in campo” il WTO. Se ne è discusso oggi in un incontro tra donne contadine oggi al Forum delle ong per la Sovranità alimentare. La parola a Irene Fernandez Direttore per la regione asiatica del “Pesticide Action Network”. “Malgrado la maggior parte della produzione agricola che sostiene la famiglia e la comunità sia nelle braccia delle contadine, queste non hanno alcuna voce in capitolo su quali culture scegliere e mezzi di coltivazione usare. Il duro lavoro delle donne che porta il cibo sulla tavola non è riconosciuto,.neanche in quando le stesse donne hanno combattuto a fianco degli uomini per ottenere il diritto alla terra dai governi dei loro paesi, come in Nepal o in Indonesia. Ma ora l’arrivo della globalizzazione ha peggiorato la loro già dura condizione. Come ? La parola chiave della globalizzazione è il “commercio” e la politica dei governi oggi è quelle di ottenere una produzione agricola finalizzata all’export per pagare il debito estero. Quello che si produce al livello delle comunità agricole non è più cibo per la tavola ma cibo da vendere. Inoltre, gli accordi internazionali sull’agricoltura del Wto hanno imposto ai nostri governi del sud del mondo di tagliare del tutto i sussidi ai contadini. Questa scelta ha innalzato i costi di produzione. Contemporaneamente il costo dei prodotti locali è crollato a causa dell’immissione sul mercato locale delle più economiche produzioni europee e nordamericane. Questo ha determinato anche un crollo dei salari dei contadini. Oggi con il suo falcetto per mietere il riso, una donna idonesiana non guadagna più di 40 centesimi di dollaro al giorno. I contadini non possono più sostenere questa situazione e sono costretti a chiedere prestiti alle banche per poter portare avanti la produzione . In poco tempo, per restituire il prestito, non c’è altra via che vendere le loro terre. Per le donne tutto diventa ancora più difficile perché esse non hanno accesso al credito, e in molti casi non viene riconosciuto loro neanche il diritto di proprietà. Il risultato è una progressiva femminilizzazione della migrazione interna e internazionale C’è un fiorente mercato di domestiche provenienti dalla malesia e dall’indonesia verso i paesi arabi, dove finiscono schiave nelle case dei ricchi. Così come si sta ingrossando il mercato della prostituzione”.


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