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Becchetti: «Decreto #CuraItalia? Una risposta giusta»

Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legge “CuraItalia” è una manovra che investe tutti i 25 miliardi messi da parte come tesoretto, con tanto di scostamento sul deficit, e che attiverà flussi di denaro per 350 miliardi. «La risposta non poteva che essere quella di fornire la liquidità necessaria ai settori colpiti. Preoccupandosi di famiglie e imprese. E facendo attenzione al fatto che nessuna categoria resti indietro», sottolinea l’economista.

di Lorenzo Maria Alvaro

È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legge “Cura Italia”. Il testo contiene le misure sanitarie ed economiche per fronteggiare l'emergenza. Si tratta di una manovra che investe tutti i 25 miliardi messi da parte come tesoretto, con tanto di scostamento sul deficit, e che attiverà flussi di denaro per 350 miliardi. Stanziati 3,5 miliardi a sanità, 10 al lavoro. Cassa integrazione anche per aziende con un solo dipendente. La laurea in medicina diventa abilitante. Un provvedimento "omnibus", nel senso che va a toccare quasi tutti i settori colpiti economicamente dall'emergenza.
Molti i “rinvii”: tra le misure anche la sospensione dei termini dei pagamenti e la proroga di diversi adempimenti a partire dai pagamenti fiscali passando per la sospensione dei processi e lo spostamento dell'ultima sessione di laurea dell'anno accademico 2018/2019. «Mi è molto piaciuto il “whatever it takes” del Ministro Gualtieri quando ha dichiarato che nessuno deve perdere il lavoro causa Coronavirus», sottolinea l'economista Leonardo Becchetti, «la logica del provvedimento va in quella direzione. La pandemia è uno shock – speriamo breve e temporaneo, anzi necessariamente temporaneo perché la battaglia contro il virus sarà prima o poi vinta – che ha paralizzato molti settori del Paese».



Il decreto va nella giusta direzione insomma?
La risposta non poteva essere che quella di fornire la liquidità necessaria ai settori colpiti. Preoccupandosi di famiglie e imprese. E facendo attenzione al fatto che nessuna categoria resti indietro, soprattutto quelle potenzialmente più fragili come le piccolissime imprese, gli autonomi e i lavoratori irregolari.

Il primo ambito di intervento del decreto è, chiaramente, quello sanitario. Stanziati 3,5 miliardi. È un monito per il futuro?
Non è questione facile. L’ideale sarebbe spendere risorse per costruire sistemi elastici, ovvero in grado di riconvertirsi rapidamente nella direzione necessaria per fronteggiare l’emergenza. Più capacità però è importante. Un dato di fatto è che la Germania ha quasi 30mila posti di terapia intensiva contro i nostri circa 6mila e con questa differenza ha deciso per ora una strategia molto più soft contro la crisi. Noi questo limite di capacità non possiamo permettercela. In futuro il limite di capacità va rimosso

Il secondo grande capitolo che vale più di 10 miliardi riguarda il sostegno all'occupazione. Fondo di integrazione salariale, cassa integrazione in deroga di al massimo 9 settimane anche per le aziende "con un solo dipendente". Il governo ha poi precisato che una durata massimo di 9 settimane per la cig e di destinare 600 euro per il mese di marzo a tutti i lavoratori autonomi. Infine il Fondo per il reddito di ultima istanza che copre tutti gli esclusi dall'indennizzo "compresi i professionisti iscritti agli ordini”. Manca qualcosa?
Nove settimane è un buon intervallo temporale se cominciamo da adesso a costruirci un’exit strategy che funziona. Penso come i Governatori di tre regioni (Veneto, Emilia Romagna, Toscana) che bisogna seguire il modello Corea del Sud. Fare molti più tamponi e trovare più asintomatici possibili che quando riapriremo la circolazione restino a casa per evitare un ritorno di fiamma del contagio. Per il loro bene, quello dei loro genitori e nonni e del resto del Paese. Quanto alle categorie considerate mi pare ci siano. Se emergerà qualche limite ci sarà tempo e volontà per correggere. Di questi tempi e con il nostro debito elevato le risorse sono preziose e vanno usate bene. Non c’è solo il dovere sociale di aiutare chi è stato colpito ma anche quello di non sprecare risorse con chi non è stato colpito.

Previste poi misure per la liquidità di imprese e famiglie con la sospensione di mutui e prestiti, sia con il potenziamento del Fondo di garanzia che con il meccanismo del Fondo Gasparrini. È abbastanza?
Anche qui fondamentale il timing, ovvero l’intervallo temporale in cui si applica il provvedimento. E non dimenticare che bloccare rate su mutui e prestiti mette in difficoltà le banche. Le modifiche BCE sulla regolamentazione dei requisiti di capitale in questa situazione d’emergenza. Se il blocco delle rate si trasformasse in una crescita gigantesca di sofferenze (NPL) che richiedesse accantonamenti monstre alle banche metteremmo i nostri istituti di credito e i nostri risparmi in ginocchio. Per fortuna le regole sono state modificate per tener conto dell’emergenza. Sullo sfondo di queste decisioni il tema UE resta fondamentale. Abbiamo la flessibilità di bilancio, il deficit aumenterà ma il debito maggiore che stiamo accumulando vorrà dire più spese per interessi future, un bel fardello sulle spalle. L’UE deve battere un colpo con misure straordinarie. Sono in ballo l’uso del Meccanismo Salva Stati, la nascita degli Eurobond e misure non convenzionali della BCE superiori a quelle varate. Può darsi che da questa tragedia nasca la forza per superare i limiti di condivisione del rischio tra i paesi membri che mai abbiamo superato

In campo fiscale invece si confermano il rinvio degli obblighi fiscali e la sospensione dei versamenti delle ritenute, dei contributi previdenziali assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria… 
Il rinvio è coerente con il differimento delle entrate per famiglie e imprese colpite dalla crisi in questi periodi di emergenza. Entrate che dovrebbero essere parzialmente recuperate con gli aiuti di emergenza che però come sappiamo hanno entità limitata. Da vedere dunque se la soluzione comunque solo parziale del danno comporti o meno una riduzione e non solo un rinvio delle imposte

Le misure riferite espressamente al volontariato forse potevano essere di più…
Per il Terzo Settore è fondamentale considerare che in questo periodo gli Enti di Terzo Settore hanno molto spesso subito la sospensione delle erogazioni da parte di enti finanziatori relativamente a progetti in corso di realizzazione. Ci sarebbe bisogno dunque di una CIG per i progetti, ovvero di un flusso di liquidità che compensi questa sospensione

Il decreto contiene, tra l'altro, tre misure che riguardano direttamente la disabilità: lavoro e permessi (congedi parentali e legge 104), chiusura dei centri diurni e prestazioni domiciliari. I caregiver, hanno sottolineato Fish e Fand, si sentono abbandonati. Cosa si può fare?
Bisogna far rientrare queste categorie tra quelle beneficiarie della liquidità ponte per il periodo di crisi. Resta il problema del venir meno del servizio. Si può concordare che una domestica resti a casa in questi giorni senza grandi problemi ed è forse meglio per entrambi i contraenti del rapporto di lavoro. Molto più problematica la situazione nel caso di prestazioni sociali a cui difficilmente si può fare a meno.

Questo decreto basta o va inteso come primo passo?
Dipenderà tutto dalla durata della crisi. L’arco delle 9 settimane è interessante perché rappresenta una previsione al momento della durata massima del fenomeno da parte del governo e sembra congruo rispetto a quello che auspichiamo oggi. Se ci fosse purtroppo bisogno di estendere il periodo non dubito che sarà fatto

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