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Authority non profit, prima i contenuti

Perché avete abbandonato la battaglia per portare a Milano l’organismo di controllo sulle Onlus?

di Riccardo Bonacina

Se non ricordo male fu proprio il vostro settimanale a lanciare nel febbraio 1998 la proposta di candidare Milano come sede dell?Authority del non profit. Nel pieno dell?era prodiana, quando candidata unica era Bologna, avevate avuto il coraggio di rompere l?unanimismo, il servilismo di certo non profit. Insomma, avevate smosso un po? le acque. Subito dopo si candidarono infatti anche Padova e Palermo. È passato più di un anno e constato che non avete più proseguito la battaglia nonostante a Milano sia nato persino un Comitato promotore che sollecita il Governo ad attuare la volontà del Parlamento che alcuni mesi fa si era già pronunciato con una mozione votata da tutti i gruppi parlamentari per l?insediamento a Milano dell?Organismo di controllo. E nonostante le uscite elettorali dell?onorevole Bindi. Perché questo silenzio? Perché un silenzio che non si è neppure rotto per promuovere una battaglia perché,al di là della sede, questa benedetta Authority finalmente si faccia, visto che all?anagrafe Onlus presso il ministero delle Finanze pare ci siano già iscritti circa 20 mila enti e Dio solo sa quanti, tra questi, veramente autentici. Grazie. Gabriella Simeoni, Milano Risponde R. Bonacina: Cara lettrice, è vero fu proprio questo settimanale a promuovere la candidatura di Milano, come è vero che ci pentimmo presto visto che di candidature di diverse città se ne è poi parlato più per compiacere gli uditori alla vigilia di tornate elettorali e possibilmente nel proprio collegio, piuttosto che nel tentativo di dare risposte a esigenze di consolidamento di questo settore emergente. E non sono solo i politici a cadere in questa tentazione ma anche gli accademici. Piuttosto che continuare a dibattere sulla presunta sede di una Authority già in ritardo di 18 mesi dalla legge che la istituiva sarebbe ora di cominciare a dibattere, almeno tra chi ?se ne intende? e ne sente la necessità (necessità verissima come lei sottolinea), a discutere sui contenuti, sul ruolo, sui poteri di questa istituenda, speriamo, Commissione di controllo. C?è, per fortuna qualcuno che ha cominciato a farlo e proprio su ?Vita?, come il professor Giorgio Fiorentini, docente di Economia aziendale alla Bocconi e all?Università di Lecce, che ha provato a indicare le funzioni dell?Authority del non profit inaugurando un dibattito che per il vero, e sorprendentemente, non si è però sviluppato. Si debbono proporre almeno tre funzioni fondamentali. La prima: quella di governance: per sviluppare nelle aziende non profit la capacità di svolgere autonomamente l?azione regolata e autoregolata di sviluppo in un contesto programmato che fissa ?paletti? utili alla operatività. Paletti del tipo: riferimenti di massima per la valutazione della qualità dei servizi e dei beni che vengono erogati e ?venduti? alla pubblica amministrazione oppure sul mercato privato; elementi di qualità o miglioramenti tecnico specialistici come fattori critici di ?successo/efficacia concorrenziale? fra le aziende non profit. La seconda funzione, strutturare punti di riferimento per una corretta comunicazione per la raccolta di fondi verificando l?eventuale disallineamento fra i fini dichiarati, le risorse raccolte e i risultati ottenuti; fissare delle linee guida per la scelta degli assetti istituzionali e per la formulazione e gestione dei bilanci. Infine, la terza, una funzione di valutazione e controllo capace di valutare l?impatto delle attività dei servizi erogati dalle aziende non profit rispetto al sistema sociale, sanitario, culturale, economico e della qualità della vita in generale. Ricominciamo da qui.


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