Famiglia

Baby lavoratori: sono 30 mila in Italia

L'indagine Istat anticipata dal Corriere della sera e il commento del ministro Prestigiacomo.

di Redazione

30 mila minori che, da Bolzano ad Agrigento, lavorano in età compresa fra i 7 e i 14 anni, lo dice l?Istat. “A quell?età si deve andare a scuola. Non in fabbrica o in bottega. E lo Stato ha un solo modo per evitare che ci sia un esercito di bambini impegnati in lavori umili, invece di studiare e giocare: intervenire sul bisogno delle famiglie, senza criminalizzarle, aiutandole. A patto che i genitori lascino i figli fra i banchi”. È questo il commento e l?impegno del ministro per le Pari opportunità Stefania Prestigiacomo davanti ai dati Istat anticipati ieri dal Corriere della Sera. Non sono i 300 mila temuti dalla Cgil con un allarme dell?anno scorso in parte ridimensionato, ma una quantità di bimbi e ragazzini lanciati dietro un bancone, vestiti da garzoni o camerieri è sempre un pugno allo stomaco per un Paese civile che sui diritti dell?infanzia fa echeggiare spesso proclami solenni. L?indagine conferma così una piaga antica, legata alla disperazione di tante aree meridionali con sacche di povertà in cui i bambini vengono spinti dai genitori a produrre una paghetta settimanale. Ma non c?è solo chi si arrangia per necessità. La sorpresa della ricerca sta nei dati relativi al Nord-Est dove i minori al lavoro sarebbero in numero superiore rispetto al Sud. E questo perché, dopo la licenza media e a volte ancora prima, tanti bambini lasciano gli studi optando per il mondo del lavoro. Non per bisogno, bensì per sfiducia nella capacità della scuola a insegnare un mestiere.


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