Volontariato

Immigrazione: La presidente dei giovani industriali “Voto agli immigrati”

E' una delle proposte dei giovani imprenditori di Confindustria, avanzate dal neo presidente Anna Maria Artoni

di Redazione

Estendere agli immigrati il diritto di voto alle elezioni amministrative, in modo da rendere piu’ conveniente la legalita’. E’ una delle proposte dei giovani imprenditori di Confindustria, avanzate dal neo presidente Anna Maria Artoni. Nella lotta alla clandestinita’ “sarebbe uns egnale importante” l’attribuzione del diritto di voto amministrativo agli immigrati, perche’ rende piu’ “conveniente la legalita’ non solo per le imprese ma anche pergli stessi immigrati”. Alle urne per le amministrative perche’ queste, rispetto alle politiche, “toccano piu’ da vicino gli interessi di chi vive in una comunita’ di cui deve sentirsi parte a pieno titolo”. Se la legge in vigore Turco- Napolitano, non ha vinto la battaglia della ”sicurezza psicologica” con l’opinione pubblica, la Bossi-Fini non ha saputo resistere ”alla tentazione di costruire una sorta di spot pubblicitario dove si mostrano i muscoli piu’ per rassicurare l’opinione pubblica di fronte alla presunta emergenza che per migliorare la gestione strutturale del fenomeno”. E pure basandosi sull’idea condivisibile di collegare ”il diritto di soggiorno in Italia al contratto di lavoro”, presta il fianco ad un eccesso di burocratizzazione e rischia di provocare ”irrigidimenti inutili”. E’ il neo presidente dei giovani industriali, Anna Maria Artoni al suo debutto davanti alla platea di Santa Margherita Ligure, a toccare il nervo scoperto dell’immigrazione nel nostro paese e ad additare senza mezzi termini i rischi insiti nella nuova legge, ora attende il via libera del Senato. E il numero uno degli imprenditori junior spezza una lancia a favore dell’estensione della sanatoria agli immigrati che lavorano nelle imprese, punto nevralgico della legge, ancora oggi al centro della mischia politica. ”Perche’ discriminare tra i vari profili professionali, tra colf ed operai” si chiede. ”L’integrazione in azienda -prosegue- e’ la prima prova di integrazione sociale. rispedire in patria l’immigrato che gia lavora in fabbrica sarebbe ingiusto per lui e dannoso per il paese”.


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