Non profit

Derby del cuore, più trasparenza

Troppa confusione intorno a questa manifestazione che della chiarezza dovrebbe far bandiera

di Redazione

Divertimento, spettacolo, attori, cantanti e star della tv in mutandoni e maglietta. Il Derby del cuore Inter-Milan, andato in scena per la settima edizione domenica 26 maggio allo stadio Meazza, è «stato un successo di pubblico e di incasso», testimonia Giancarlo Salvatori, uno degli organizzatori. I numeri sembrano dargli ragione: 52mila presenze, 46mila paganti per un incasso di circa 290mila euro, interamente da devolvere (detratte le spese Siae) ai 65 enti beneficiari. Ma fra tante rose spunta anche qualche spina. A iniziare dal metodo di ripartizione dell?incasso, che premia le associazioni più grandi a scapito dei bisogni effettivi. Gli introiti infatti sono ridistribuiti in base al numero di tagliandi venduti. Quest?anno, per esempio, la Don Gnocchi ha venduto 570 entrate per un controvalore di 5.050 euro. Nelle casse della fondazione dovrebbe quindi entrare una cifra pari all?importo del venduto maggiorato di circa il 10%, frutto delle normali prevendite. L?importo finale ammonterebbe quindi a 5.555 euro. Un dedalo di moltiplicazioni ed equivalenze che non regala trasparenza a una manifestazione che della chiarezza dovrebbe fare bandiera. Aggiungetevi il troppo tempo da impiegare nella distribuzione dei biglietti (e sottratto alle normali attività) e capirete perché la Caritas ambrosiana 2 anni fa ha deciso di chiamarsi fuori, anche se sul sito dell?evento (www.derbydelcuore.it) compare ancora come beneficiario. Nebbia densa, infine, sulle motivazioni della partita. Si trattava del derby della solidarietà ma, a parte qualche striscione sugli spalti, il sociale è rimasto negli spogliatoi. Non varrebbe la pena dire due parole sul perché in 50mila dovrebbero applaudire le goffe prodezze di Jerry Scotti ed Enrico Mentana?

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