Welfare

Colf, sono 800 mila, quattro su cinque in nero

E' quanto emerge da una ricerca condotta dall'Eurispes sul lavoro domestico in Italia

di Redazione

Sono 227.249 i collaboratori o le collaboratrici domestiche in Italia, regolarmente iscritti all’Inps, la meta’ o poco piu’ (114.182, il 50,2%) e’ costituita da immigrati extracomunitari. L’87% del totale e’ costituito da donne. Le colf sono distribuite soprattutto al Nord-Ovest e al Centro, nel Sud le presenze dimuiscono drasticamente. Piu’ della meta’ si concentra in due regioni: Lazio (28,9%) e Lombardia (24%). La maggior parte dei ‘colf’ o delle ‘colf’ regolari proviene dall’Asia Orientale, con le Filippine a far la parte del leone (75%, 36.000), dall’Africa, dall’Europa dell’Est e dall’America del Sud (solo dal Peru’ 18.000). E’ quanto emerge da una ricerca condotta dall’Eurispes sul lavoro domestico in Italia. La galassia dell’irregolarita’ non e’ monitorata dalla ricerca ma l’Eurispes segnala come nel 2000 venisse quantificato in almeno 800.000 unita’ l’esercito silenzioso ed ‘invisibile’ dei lavoratori in nero (95% donne, almeno il 50% extracomunitari): in sostanza quattro colf su cinque. Dei 12.213 collaboratori che lavorano 36-45 ore la settimana, il 59,1% e’ costituito da stranieri, che rappresentano anche il 57,9% dei 5.232 collaboratori che lavorano piu’ di 45 ore settimanali. La ricerca mette in evidenza che l’incidenza straniera risulta inferiore nel caso di una mole di lavoro settimanale al di sotto delle 36 ore. La convivenza con i datori di lavoro, infatti, permette agli immigrati irregolari di esporsi di meno, benche’ alcuni dei gruppi etnici piu’ numerosi (in Italia da piu’ tempo) si siano organizzati con appartamenti in comune. Le collaboratrici straniere, nel caso in cui riescano a trasferire in Italia il proprio nucleo familiare o lo costruiscano direttamente nel nostro Paese, normalmente passano da un rapporto di tempo pieno e convivenza ad un rapporto ad orario, per avere il tempo di dedicarsi alla propria famiglia, modificando dunque il proprio progetto migratorio: il trasferimento, da temporaneo che era, puo’ cosi’ diventare permanente. Le straniere sono piu’ giovani rispetto alle italiane ed il loro livello culturale e’ piu’ elevato: non trovando un lavoro adeguato nella loro terra di origine, sono disposte a svolgere lavori piu’ umili, ma meglio retribuiti, nel nostro Paese. Il rapporto tra datori di lavoro e collaboratori – sottolinea la ricerca Eurispes – e’ decisamente migliorato rispetto al passato, trasformandosi in un rapporto professionale, quando non di stima e cordialita’. Viene a mancare il senso di superiorita’ dei datori di lavoro, per due motivi in particolare: l’evoluzione del ruolo della collaboratrice, ritenuta appunto necessaria e non piu’ un lusso, e il cambiamento del ruolo della donna, sempre piu’ spesso lavoratrice e maggiormente disposta, quindi, a comprendere le altre donne che come lei lavorano, pur svolgendo talvolta attivita’ meno qualificate. Ancora oggi la collaborazione domestica e’ considerata maggiormente importante nell’area industriale del Nord-Ovest (43.947 persone in Lombardia e 21.537 in Piemonte) e in quella burocratica del Centro (ben 44.778 collaboratori nel solo Lazio e 22.583 in Toscana).


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA