Non profit

I (veri) numeri della crescita del terzo settore

Il boom delle organizzazioni non profit che caratterizzò il decennio 2001-2011 e venne certificato dal censimento Istat è stato reale? Alla vigilia della preparazione di un nuovo grande censimento curato dall'Istituto di statistica, tre noti ricercatori pubblicano un volume in cui si analizzano i dati di sei anni fa in una prospettiva nuova. Che porta a risultati decisamente interessanti

di Gabriella Meroni

Il terzo settore italiano ha vissuto un vero e proprio boom nel primo decennio degli anni 2000, certificato dal censimento Istat del 2011 che contò oltre 300mila organizzazioni non profit. Questa è la vulgata. Ma è tutto vero? E soprattutto, la crescita è stata così esplosiva? Domande a cui risponde, in modo non scontato, il libro "Le istituzioni non profit in Italia. Dieci anni dopo" (Il Mulino 2016) che viene presentato oggi 31 marzo, a Roma presso l’università Tor Vergata. Realizzato con il contributo di CSVnet e curato da Gian Paolo Barbetta (università Cattolica di Milano), Giulio Ecchia (università di Bologna) e dal ricercatore dell’Istat Nereo Zamaro, il volume offre inediti approfondimenti sull’ultimo censimento del non profit svolto dall’Istat nel 2011, in particolare attraverso il confronto con il precedente datato 2001.

Un confronto che parte proprio dall’analisi della crescita avvenuta in soli 10 anni: dalle 235 mila organizzazioni non profit del 2001 alle 301 mila del 2011 (+ 28% in assoluto, ma con un +39,4% di addetti e addirittura con un aumento del 43,5% del numero dei volontari). Un balzo in avanti che ha giustificato molti commenti positivi, ma al cui interno permangono anche diverse contraddizioni. Non è quindi tutto oro quello che luccica: una parte di questa crescita (circa il 70% dell’aumento nel numero delle organizzazioni e il 30% dell’aumento dell’occupazione) è da attribuire, secondo gli autori, al miglioramento delle tecniche di rilevazione adottate dall’Istat che, nel 2011, è stata in grado di rilevare l’esistenza di organizzazioni che – seppure in vita già nel 2001 – non erano state conteggiate, per vari motivi, tra le attive in occasione del censimento di quell’anno. Se per ipotesi tutte queste organizzazioni fossero state, oltre che esistenti, anche già attive nel 2001, la crescita del numero delle organizzazioni nel corso del decennio passerebbe dal 28% a poco più del 7%, mentre la crescita dell’occupazione si ridurrebbe dal 61% al 36%.

«Oltre a ciò», si legge nel volume, «i dati elementari consentono di osservare come la creazione di un numero estremamente elevato di nuove organizzazioni cui si è assistito nel corso del decennio sia stata accompagnata dalla cessazione delle attività di un numero quasi altrettanto alto di organizzazioni già esistenti, tanto che il saldo – pur positivo – appare complessivamente modesto. Di entrambi i fattori dovrebbe tener conto il policy maker nella sua attività: il settore è cresciuto, ma certo non in maniera esplosiva e le sue attività vanno ulteriormente sostenute; il modo migliore per sostenere la crescita del settore consiste nel prendersi cura delle organizzazioni che già esistono, sostenendole nella loro attività, piuttosto che facilitare la nascita di nuovi enti». La presentazione coincide con l’inaugurazione del nuovo master in Economia, management e innovazione sociale lanciato quest’anno da Tor Vergata in collaborazione con Human foundation. La giornata prevede anche uno spazio per parlare del libro “La finanza sociale. Le tendenze in Europa e le prospettive per l’Italia” e per presentare il “Patto per l’innovazione sociale”.

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