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Neuroblastoma, la ricerca è un affare privato

A Padova il laboratorio più all'avanguardia è sostenuto solo da un ente non profit. Per finanziare le ricerche servono circa 300mila euro all'anno

di Anna Spena

In Italia si registrano circa 130 nuovi casi all’anno. Solo che quei “casi” sono bambini. Il Neuroblastoma è un tumore solido del sistema nervoso periferico. Per combatterlo nel 2013 a Padova, all’interno dell’Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza, è nato un laboratorio all’avanguardia, tra i primi in Italia ad occuparsi esclusivamente di questo tipo di tumore. È qui che il professor Gian Paolo Tonini, 67 anni, guida un team composto da altri sei ricercatori altamente spe- cializzati, e con loro prova ad arrivare a quello che lui chiama il “big bang”, la nascita, di queste cellule impazzite.

«Il neuroblastoma è diverso dalla leucemia», dice il professore Tonini. «Ha due forme: una localizzata, benigna e ben curabile; un’altra, quella metastatica. Di solito il tumore si manifesta con maggior frequenza in età prescolare, tra i quattro e i cinque anni». Più della metà dei bambini affetti dalla forma più pericolosa non diventerà mai grande: «Oltre il 50% muore nel giro di cinque anni».

Il laboratorio di Padova è totalmente sostenuto dall’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma e — fino ad oggi — non ha mai ricevuto alcun tipo di finanziamento pubblico. «Siamo una startup dei laboratori di ricerca», spiega il professore. «Portare avanti i progetti all’interno del laboratorio di Padova costa circa 300mila euro all’anno. Anche se ne servirebbero almeno il doppio. Altre strutture all’estero — che fanno un lavoro simile al nostro — hanno a disposizione diversi milioni di euro». “Startup” la chiama il professore, anche se, ad essere onesti, la sua esperienza con il neuroblastoma è nata diversi anni fa, quando del tumore si sapeva veramente poco. «Subito dopo la laurea in biologia conseguita all’università di Genova», racconta Tonini, «ho iniziato a lavorare all’ospedale pediatrico Gaslini».

L’esperienza di Padova è un prolungamento di un’attività di ricerca intensiva che comincia nel 1995: «A quei tempi proposi all’Associazione Neuroblastoma di creare un laboratorio che si occupasse solo di questo tipo di tumore», dice Tonini. «Mi hanno subito dato il loro appoggio; così dal Gaslini ci siamo spostati nel centro di Ricerca sul Cancro di Genova. Quando nel 2013 c’è stata data la possibilità di trasferirci a Padova — in un contesto dove si faceva e si fa ricerca pura — l’Associazione Neuroblastoma, presieduta da Sara Costa, ha dato l’ok. Come sempre ci siamo sentiti sostenuti». Negli ultimi anni si sono fatti grandi passi avanti: «Una nostra ricercatrice ha da poco scoperto il ruolo che gioca l’autofagia — che è una morte cellulare indotta — in questo tipo di tumore». Un passo importante, ma la strada è ancora lunga.

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