Mondo

Terrorismo: in Usa impronte digitali a immigrati musulmani

Ashcroft annuncia nuove misure per immigrati dai "Paesi canaglia"

di Paul Ricard

Schedare, prendendo loro le impronte digitali, migliaia di stranieri, specialmente di religione musulmana, che gia’ vivono negli Stati Uniti. E sottoporre allo stesso trattamento, e a severi controlli, tutti i cittadini di Paesi giudicati a rischio che entreranno negli Usa per turismo, per studio, per affari o per lavoro. Lo ha deciso il ministro della giustizia americano John Ashcroft, per meglio proteggere l’Unione dalla minaccia di attacchi terroristici. Paesi a rischio sono, sopratutto, quelli del Medio Oriente e del Golfo Persico, ma anche altri asiatici e latino-americani. Le misure antiterrorismo che l’Amministrazione americana ha varato oggi hanno subito sollevato polemiche e proteste, specie in seno alle comunita’ araba e musulmana che denunciano discriminazioni e abusi, in particolare dopo l’11 settembre, quando 19 terroristi, tutti di nazionalita’ arabe, fecero oltre 3.000 vittime tra New York e Washington. Le idee di Ashcroft non sono tutte innovative. Il controllo delle impronte digitali e la registrazione presso le autorita’ federali e’ gia’ in vigore dal 1998 per i cittadini di Libia, Sudan, Iran ed Iraq – Stati a vario titolo colpiti da sanzioni degli Stati Uniti -, ma il ministero della giustizia vuole ora ampliarla ad altri paesi a rischio, in modo da avere un maggiore controllo su quelli che evidentemente non considera normali emigranti, ma potenziali terroristi. Il ‘New York Times’ presenta il progetto come un’iniziativa per ”schedare coloro che provengono da quei Paesi che pongono gravi problemi per la nostra sicurezza”, tra cui anche alleati essenziali nella guerra contro il terrorismo, come l’Arabia saudita e il Pakistan. Il ‘piano Ashcroft’, e’ articolato in tre punti, ha spiegato il ministro in una conferenza stampa, oggi a Washington. Complessivamente riguardera’ oltre 100.000 persone l’anno, ovviamente stranieri, tra cui turisti, studenti, ricercatori e lavoratori, senza permesso di soggiorno permanente (la ‘green card’, anticamera della cittadinanza americana). Verranno prese le impronte digitali di quanti provengono da un Paese giudicato a rischio, che saranno anche fotografati. Chi intende restare negli Usa per un periodo superiore a un mese dovra’ registrarsi presso le autorita’ federali entro 30 giorni. Ci saranno infine controlli in uscita, e chi non rispettera’ queste regole potra’ essere multato, espulso, e potra’ addirittura perdere il diritto di tornare negli Usa. I cittadini italiani dovrebbero, per il momento, essere immuni da conseguenze, perche’ l’Italia, con altri 28 Paesi, e’ attualmente esente da visti, almeno per i turisti e per chi entra negli Stati Uniti per breve periodo. Il sistema dei visti e’ tuttavia sottoposto in questi giorni a verifica, anche alla luce dell’11 settembre. Le misure ora predisposte da Ashcroft vengono ovviamente criticate dai responsabili delle comunita’ arabe e musulmane degli Stati uniti, secondo cui i provvedimenti configurano discriminazioni razziali e sono, per di piu’, totalmente inutili. Spiega Jeannie Butterfield, direttore esecutivo dell’associazione giudici americani specializzati in questioni di immigrazione: ”Chi e’ davvero pericoloso non verra’ a farsi schedare”. A conferma dei rischi di razzismo e discriminazione che l’allarme attentati dopo l’11 settembre porta con se’, quattro tra le principali compagnie aeree del Paese sono state denunciate per avere discriminato alcuni clienti di origine o di aspetto mediorientale, e per avere chiesto loro di lasciare l’aereo dopo i timori espressi da altri passeggeri. Le compagnie sono American, Continental, Universal e United Airlines. Tutte respingono gli addebiti, ricordando che la sicurezza e’ – e deve restare – la prima delle preoccupazioni del personale di bordo.


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